Jihad: tutti i retroscena firmati Maurizio Molinari

Jihad. Guerra all’Occidente
Maurizio Molinari
Rizzoli – 2015 – 18 euro

Molinari-JihadIl libro, scritto dal giornalista Maurizio Molinari, neodirettore della Stampa per cui è stato corrispondente per tanti anni da Gerusalemme, è una cruda e dettagliata descrizione del fenomeno jihadista che sta causando delle profonde e sanguinarie trasformazioni in un quadro geopolitico ormai sempre più mondiale. «Da Raqqa a Parigi, dalla Siria all’Europa: porteremo la guerra dove vive l’Europa».Una strategia tattica e una vera e propria minaccia del Califfo dello Stato Islamico che vuole portare la Jihad nell’Europa intera, con l’obiettivo di giungere a uno scontro fra i suoi seguaci e il mondo degli infedeli. Molinari analizza in modo preciso e dettagliato non solo la genesi e gli sviluppi dello Stato Islamico, ma anche i gruppi, le organizzazioni e le tribù che si stanno alleando tra loro per diffondere la strategia del Califfato.
Nel secondo anno di vita dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, fondatore e leader assoluto, continua a promuovere una guerra permanente al fine di ottenere obiettivi convergenti: la distruzione degli sciiti perché hanno tradito il profeta Maometto, l’eliminazione dei sunniti takfiri, (apostati e traditori), la sottomissione di tutte le minoranze che si vengono a trovare nei suoi territori, (yazidi, curdi, cristiani, ebrei), e la distruzione di tutte le testimonianze archeologiche di civiltà e culti non islamici. Il richiamo continuo alla religione e alla Jihad, «la guerra santa», è l’asse portante di questa guerra. È una guerra ideologica che sta facendo scorrere il sangue anzitutto fra i musulmani e coloro che sono considerati infedeli. È una guerra che ha l’obiettivo di essere portata in Europa, Russia o Stati Uniti al fine di minacciare la sicurezza e di proiettare uno scenario di anarchia e violenza. È una guerra che sta divorando stati come la Siria, l’Iraq, la Libia e lo Yemen, che ormai stanno cessando di esistere. È una guerra che mira a ottenere il controllo di spazi strategici, risorse energetiche, vie di comunicazione, luoghi di culto. La mappa geopolitica che abbiamo studiato non esiste più, a causa di uno sfacelo da considerare con estrema attenzione. Nell’area fra Aleppo, Damasco, Hama e Homs, il conflitto è il più sanguinoso perché la posta in gioco è strategica. Infatti la Repubblica Islamica dell’Iran del leader supremo Ali Khamenei e lo Stato Islamico sono portatori di progetti rivoluzionari rivali per il dominio dell’Islam e la moltiplicazione dei profitti con azioni criminali, e ripropongono con le armi e le ideologie del XXI secolo una contesa che risale alla successione del profeta Maometto.

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Molinari affronta il tema dell’intervento russo in Siria, delineando degli scenari controversi sul suo rapporto con Assad e sulla crisi siriana. La Russia di Vladimir Putin si propone di recitare un ruolo di primo piano nella ridefinizione degli equilibri di potere in Medio Oriente e Nordafrica. Le ultime basi dell’intelligence russa in Medio Oriente si trovano nei territori controllati da Assad ed è da queste piattaforme logistiche che Putin vuole far rinascere l’influenza russa. Uno dei suoi obiettivi più strategici è quello di sfruttare il Medio Oriente come carta per ridefinire i rapporti con l’Europa, spingendo i leader europei a considerare la Russia come il garante della lotta al terrorismo e del controllo dei profughi.
Avere questa guerra alle porte significa per l’Europa doverla affrontare, come dimostra il massacro di Parigi. La lentezza di quest’ultima nella ridefinizione dei propri interessi di sicurezza nasce da un ritardo di interpretazione: il nazionalismo arabo non esiste più, siamo all’inizio di una nuova era. La Francia, simbolo di degenerazione morale, è stata presa più di mira perché è lo stato europeo più impegnato nella coalizione anti-Isis guidata dagli Usa e il presidente François Hollande ha già guidato un intervento anti-jihadista nel nord del Mali.
La scommessa dell’operazione Pandemonio dell’Isis è penetrare nelle comunità degli immigrati musulmani, convincere i più giovani che il destino appartiene al Califfato e che la Francia può essere trasformata in un campo di battaglia. La conquista dell’Europa sarà possibile attraverso la penetrazione nei Balcani abitati da grandi comunità musulmane, lo sbarco nell’Andalusia che appartenne ai Califfi o la marcia su Roma simbolo della cristianità da sottomettere. Questo spiega perché la data prescelta per le stragi di Parigi evoca una «vendetta storica»: il 13 novembre 1918 le truppe alleate occuparono Costantinopoli infliggendo all’Impero ottomano, allora sede del Califfato, la sconfitta che al-Baghdadi si propone di vendicare. I riferimenti all’Apocalisse sono una costante di questa strategia: secondo la loro profezia, «gli eserciti di Roma si ammasseranno per confrontarsi con le armate dell’Islam nel nord della Siria, in uno scontro finale destinato a portare alla distruzione totale dei nemici della purezza islamica».