La Foresta dei Violini ha rischiato di scomparire

«Abbiamo temuto il peggio per la Foresta della Val Saisera con prime notizie preoccupanti. I danni si sono avuti nella Bassa Saisera e dunque il patrimonio ambientale della Foresta dei Violini è invece salvo. È un sito importante per il valore naturalistico con abeti rossi, l’ultimo baluardo dell’Impero Asburgico. I danni sono solo nella parte iniziale del bosco».

Queste sono le parole di Faranco Polo, coordinatore delle guide Aigae, in seguito alle devastazioni dovute dal maltempo la scorsa settimana.
Questa foresta, la Foresta dei Violini, è conosciuta molto a livello nazionale e internazionale per via dei suoi Abeti Rossi che costituiscono il 90% delle piante arboree della foresta. Si hanno notizie dell’utilizzo di queste piante a partire dal 1600 e, fino ad ora, non si sono verificati gravi episodi di sfruttamento. Effetti negativi sugli abeti sono stati causati dalle guerre mondiali e si è calcolato che il danno riportato equivalesse all’abbattimento controllato degli alberi in una fascia di 30 anni. Per fortuna ora il rispetto per l’ambiente montano e per l’ecosistema prevale rispetto alla deforestazione selvaggia, che pochi ancora
vorrebbero.

Il legno di Abete rosso è molto famoso perché fin dall’antichità i maestri Liutai di Cremona arrivavano di persona fin in montagna per scegliere i legni più pregiati per poi lavorarli. A livello musicale, questo legno ha particolarità incredibili perché è molto elastico e i suoi «canali linfatici sono come minuscole canne d’organo che creano risonanza» (Fonte: lifegate.it). Per aumentare le caratteristiche pregiate del legno, i tronchi vengono tagliati a luna calante, tra ottobre e novembre, quando nel tronco c’è minor quantità di linfa. I migliori vengono individuati tra quelli che hanno anelli molto sottili e con pochi nodi.

Molto famoso è Antonio Stradivari, liutaio italiano, costruttore di violini, viole, violoncelli, chitarre e arpe tra il 1600 e il 1700. Anche lui, cremonese, utilizzava il legno di abete rosso prevalentemente per la tavola del violino, ed alcuni suoi esemplari di violino di abete rosso sono custoditi al Museo del violino della città, mentre altri esemplari sono tutt’ora utilizzati in giro per il mondo, e sono valutati come esemplari di inestimabile valore.

Ogni anno, d’estate, partecipano al Festival «I suoni delle Dolomiti» musicisti di fama internazionale e a uno di loro viene donato un albero per la sua bravura. All’ultima edizione hanno partecipato 12 violoncellisti del Berliner Philarmoniker. La Foresta dei Violini è quindi non solo importante dal punto di vista ecologico per la valle, dal punto di vista del legname per gli abitanti dei paesi limitrofi, ma è anche un punto di riferimento culturale internazionale, dove materia prima e risultato finale si incontrano per creare un’armonia che pochi artisti e pochi strumenti sono in grado di regalare.