La sindaca Elena Piastra: «Non si esce dalle crisi con gli slogan facili»

Le elezioni si avvicinano e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è sempre, secondo i sondaggi, il primo partito. Questo dovrebbe portare a una riflessione all’interno del centrosinistra. Una riflessione come quella frutto di questa intervista con Elena Piastra, sindaca Pd di Settimo Torinese.

Da dove nasce la sua passione per la politica e cosa la ha spinta a candidarsi come sindaca di Settimo Torinese?

Nasce da ragazza. Non saprei dirti esattamente da dove nasca. So solo che alle superiori ho cominciato a parlare al posto degli altri compagni quando c’erano problemi con i professori e, poi, all’università ho cominciato a parlare nelle aule magna di temi che mi sembrava urgente discutere: il referendum sulla fecondazione assistita, la riforma della scuola, lo scoppio dell’ennesimo conflitto mondiale.

Cosa direbbe a un elettore indeciso per convincerlo a votare il Pd di Enrico Letta?

Direi che siamo nel bel mezzo di una grande crisi mondiale e il passato ci insegna che l’uomo non è mai uscito dalle crisi con risposte chiuse e slogan facili. Direi che non riesco a fidarmi di chi ha fatto cadere un governo in momento così delicato, perchè dall’irresponsabilità non si guarisce. Direi che serve un partito che pretende stipendi uguali tra uomini e donne, che garantisca la proporzionalità nelle tasse e difenda uno strumento come il reddito di cittadinanza, che va sicuramente accompagnato nella fase di restituzione, ma non abbandonato.

In cosa consiste la più grande differenza tra destra e sinistra oggi?

Credo che la differenza stia nella visione della società italiana. A sinistra una visione aperta, che parte dall’analisi dei cambiamenti culturali della nostra società e dei dati demografici del nostro Paese, un’attenzione ai più fragili con l’idea che tutti debbano poter migliorare, partecipando al bene comune ognuno con le proprie possibilità economiche. Dall’altra no.

L’altro competitor in crescita è Il Movimento 5 stelle, con cui i dem sono in rotta di collisione. In cosa si distinguono il Pd e il Movimento?

Rispetto a molti temi siamo vicini. Su alcuni, in particolare, credo ci sia una disponibilità ad innovare molto interessante e da osservare (ad esempio il dibattito sul lavoro, sul salario minimo, sulla settimana corta ecc). La differenza principale, però, credo sia nella forma-partito. Il Movimento è passato dal rifiutare l’idea del partito all’essere emblema di un partito leaderistico che, messo a governare, ha vacillato.

In caso di vittoria del centrosinistra chi potrebbe guidare il governo? 

Ci sono molte valide persone che potrebbero farlo.

Ha mai pensato di candidarsi al Parlamento?

No.

Se lei fosse segretaria Pd, cosa cambierebbe immediatamente?

Non sono segretaria e non lo sono mai stata, quindi mi limito a dire che si tratta di un ruolo improbo, rispetto al quale tutti dicono cosa si dovrebbe fare. Io mi limito a ringraziare chi lo fa, dai livelli più locali al nazionale e a seguire la linea.