Nasce a Magliano Alpi la prima Comunità Energetica d’Italia

Il 12 marzo scorso è stata inaugurata la prima Comunità Energetica italiana, nel Comune di Magliano Alpi, in provincia di Cuneo.

Ma che cos’è una Comunità Energetica?

Il decentramento e la localizzazione della produzione energetica sono i principi su cui si fonda una Comunità Energetica che, attraverso il coinvolgimento di cittadini, attività commerciali e imprese del territorio, risulta in grado di produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione. Il concetto di autoconsumo si riferisce alla possibilità di consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici. Produrre, immagazzinare e consumare energia elettrica nello stesso sito prodotta da un impianto di generazione locale permette a colui che lo utilizza di contribuire attivamente alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del Paese, favorendo l’efficienza energetica e promuovendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Oggi l’autoconsumo può essere attuato non solo in forma individuale ma anche in forma collettiva all’interno di condomini o comunità energetiche locali.
In pochi lo sanno, ma in realtà le Comunità Energetiche, o meglio dire concetti di Comunità Energetiche, esistono da più di cento anni in Italia.

La FUNES nacque nel 1921 in Alto Adige con il nome di Società Elettrica Santa Maddalena. Ancora oggi, l’energia elettrica utilizzata localmente viene prodotta da tre centrali idroelettriche (San Pietro 775 kW, Meles 2.698 kW e Santa Maddalena 225 kW), da un impianto fotovoltaico (170 kW) e da due impianti di teleriscaldamento a biomassa (1.100 kW e 700 kW). Questo è stato un piccolo passo per la sostenibilità ambientale, ma un grande passo verso l’autoconsumo locale dell’energia, che è stato normato a livello europeo da pochi anni e recepito in Italia giusto un anno fa.

Le due normative europee in tale settore sono la Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001), in cui sono riportate le definizioni di autoconsumo collettivo e di Comunità di Energia Rinnovabile (CER); la Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica (Direttiva UE 2019/944) che definisce la Comunità Energetica dei Cittadini (CEC).

Ad oggi, la regolamentazione italiana in materia di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabile consiste nell’articolo 42-bis, inserito nel Decreto Milleproroghe (convertito nella legge n. 8/2020 in 29 febbraio 2020).

Sono diversi i vantaggi che i cittadini possono ottenere usufruendo di una Comunità Energetica o di un impianto fotovoltaico autonomo, invece che prendere energia dalla rete.
In primis, la riduzione delle perdite di energia lungo la rete: produrre e consumare sullo stesso edificio, o tra edifici vicini come quelli delle Comunità significa non disperdere (in calore) circa il 7% dell’energia che oggi si produce ma deve raggiungere spesso luoghi molto distanti, cosa che determina appunto tale spreco (è come se un metanodotto avesse un buco e da quel buco uscisse il 7% del gas).
Inoltre, l’attenuazione dei costi in bolletta di tutti: produrre e consumare sullo stesso edificio, o tra edifici vicini come quelli delle Comunità significa ridurre lo stress del sistema elettrico nazionale, stress che viene gestito tramite attività e servizi che costano letteralmente miliardi ogni anno e che sono pagati, appunto, con le bollette di tutti.
Infine, la diminuzione delle importazioni di energia, tipicamente fossile, diminuendo quindi l’inquinamento ed essendo anche politicamente più autonomi, creando moltissimo lavoro per le nostre micro, piccole e medie imprese. 

Perciò i, l nostro Paese, tra il Super-Bonus 110% che permette l’installazione di pannelli fotovoltaici nella copertura delle abitazioni e le Comunità Energetiche, le quali consentono a più immobili di usufruire di uno stesso impianto energetico fotovoltaico o meno, risulta pioniere, almeno sulla carta, dell’autonomia locale energetica.