Non solo gilet gialli: Macron è travolto dal nazionalismo corso

Mentre Parigi e Tolosa si apprestano ad affrontare il ventiduesimo sabato di fuoco dei Gilet Gialli, la più snodata delle comunità francesi, la Corsica, apre la miccia per un nuovo periodo di contestazioni. Già dichiaratasi Isula Morta in concomitanza della visita presidenziale a Cozzano, dove lo scorso 5 aprile Emmanuel Macron ha parlato ad un centinaio di sindaci dell’isola rivoltosa, oggi, a Bastia, la Corsica nazionalista e indipendentista sarà guidata da una decina di ex carcerati politici e dalle sue maggiori figure politiche, dominatori dello scenario locale, come Paul Andrè Colombani, parlamentare dell’Assemblea Nazionale di Parigi, Jean Guy Talamanoni, presidente dal 2015 dell’Assemblea Regionale corsa e Gilles Simeoni, presidente del Consiglio esecutivo della Corsica, per dar vita ad una manifestazione contro la repressione francese.

198 anni sono trascorsi dalla morte a Sant’Elena del genio politico Napoleone Bonaparte, simbolo della massima potenza francese e nei secoli incondizionato modello di riferimento per la politica nazionale, ma, come spesso sottolineato dai libri di storia, generale di origine corsa che, a dispetto dell’accento corso e dei tratti somatici esotici per cui veniva sbeffeggiato da fanciullo, si fece strada nell’esercito repubblicano, fino a costituire il Primo Impero Francese e divenire l’anima del mondo di Hegel. Le cocenti fratture culturali, geografiche e linguistiche fra Corsica e Francia non risultano, tuttavia, limitate da due secoli di unità nazionale e il Fronte di Liberazione, abbandonato nel 2014 in via definitiva l’uso delle armi, si è diretto ad una gestione dialogante e democratica delle trattative con l’Eliseo. Promuove adesso una revisione dei rapporti costituzionali che possa evidenziare la particolarità regionale corsa e condurre alla firma di un nuovo Statuto, volto a concedere alle autonomie locali la facoltà di incidere nella programmazione finanziaria e culturale dell’isola, ma che finora ha recato scarsi risultati. Al timido e poco fertile neutralismo macroniano, sono corrisposti, così, nuovi tentati atti di terrorismo, come il ritrovamento di due cariche esplosive a Bastia, nucleo della lotta nazionalista, davanti ad una banca e all’edificio che è sede dipartimentale delle finanze pubbliche: non si registravano avvisaglie di terrorismo dal dicembre del 2012.

I  ribelli istituzionalizzati continuano a richiedere il riconoscimento del corso, appartenente al gruppo dei dialetti toscani, come lingua ufficiale dell’isola, che è, invece, negato da Macron, dichiaratosi favorevole a  garantire la preservazione dell’idioma locale e l’istituzione di una forma di bilinguismo, ma pretendono a gran voce anche l’amnistia per i cosiddetti prigionieri politici, personalità emerse negli anni passati come autori di attentati terroristici ai danni delle autorità francesi e delle attività commerciali isolane. Meta finale dell’onnipresente ondata di ribellione, tuttavia, permane, nell’attesa di maggiori poteri alle autonomie locali, la conquista di un referendum popolare invalidante l’annessione della Corsica alla Francia: rivolgendosi alla Corte Europea di Strasburgo, intendono adoperare l’articolo 4 del Trattato di Versailles del 1768, il celebre accordo che sanciva l’annessione della Corsica alla Francia da parte della Serenissima Repubblica di Genova, ma, che, al tempo stesso, prevedeva il mantenimento della sovranità giuridica da parte della stessa e affermava che questa si sarebbe riservata il diritto di rientrare in possesso dell’isola al termine dei pagamenti dovuti al regno francese. Stando a tale interpretazione del trattato, infatti, il concetto di sovranità francese sull’isola dovrebbe essere accostato non al concetto di proprietà, bensì al concetto di possesso nel diritto civile sicché, facendo forza anche sul mancato riconoscimento operato dall’Onu sul trattato in discussione, sarebbe possibile rinvenire le chiavi per la definitiva dissoluzione del conflitto con il trionfo dell’autonomismo corso. A rivendicare i territori genovesi, di cui oggi è de iure proprietaria la Repubblica Italiana, dovrebbe essere, però, il governo italiano. Sul tema esiste attualmente  un’interrogazione parlamentare del deputato forzista Giorgio Silli, a cui non ha ancora fatto seguito una risposta del Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.