Lettere al Direttore: lasciate in pace Domenico!

Caro Direttore,
«Mi manca Mentana: morire a 19 anni», «Ragazzo morto a Milano, la preside Rubini dovrebbe vergognarsi», «Lettera al direttore: dovrebbe vergognarsi del suo articolo sulla Rubini», «Caso Maurantonio: la risposta di una prof a Paolo Crepet», «Domenico Maurantonio: il gossip nella tragedia», «Padova: due occasioni per ricordare Domenico Maurantonio», «Domenico Maurantonio: carta canta, la verità non ancora».
Sul suo blog sono stati pubblicati 7 (dicesi sette) articoli sulla morte dello studente padovano. Ma le sembra il caso di continuare a torturare la famiglia scrivendo le sue impressioni (come se valessero qualcosa)? Domenico è morto, lasciamolo in pace e con lui lasciamo tranquilli anche gli inquirenti.

Paolo


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Caro Paolo,
devo ammettere che forse il nostro intento non è stato abbastanza chiaro, vediamo di renderlo ancora più evidente. Apro solo una piccola parentesi: dei sette articoli da lei citati, solo due (il «Mi manca Mentana» e quello riguardante la commemorazione) parlano della vicenda in senso stretto: gli altri 5 commentano alcuni fatti «di contorno» alla tragedia; per esempio le parole della preside, le gaffe della signora Rubini e di un docente del liceo, lo sciacallaggio operato dagli organi di informazione, le esternazioni di Paolo Crepet e la risposta a un lettore contrariato. Non mi pare – con buona pace di chi ci ha criticati – di aver mai espresso (e nemmeno i miei collaboratori) impressioni personali sulla vicenda, se non che la verità deve ancora emergere. Mi può contestare a riguardo?
Per quanto concerne invece l’ultima parte della sua lettera, mi pare di aver già ampiamente risposto ma, correndo il rischio di ripetermi, provo a essere ancora più chiaro: innanzitutto non mi pare di torturare nessuno, nemmeno i genitori di Domenico, anzi sono convinto che continuare a parlare (ovviamente senza cercare lo scoop per forza) di questa vicenda sia un messaggio chiarissimo: non si può far finta che non sia successo niente. Per quanto il lettorato di questo blog non sia così numeroso, condividere la nostra sete di risposte anche con chi ci segue è un fattore di importanza vitale. Noi, a differenza di certi giornali, non stiamo inseguendo parenti e amici di Domenico per ottenere un’intervista, non stiamo lanciandoci in pericolose e tutt’altro che stimolanti teorie sulla sua morte: stiamo facendo quello che facciamo da un anno: bastonare anche duramente chi parla a sproposito e chi non svolge la sua funzione pubblica.
Un saluto

Tito Borsa