Padova: un parco costruito dai cittadini

A Padova il progetto Kaboom ha trasformato uno spazio abbandonato nel primo parco autocostruito dai cittadini. Da spazio abbandonato tra fabbriche dismesse e un cavalcavia a opera collettiva di rigenerazione urbana. È la storia del Totem Park, un fazzoletto verde nel quartiere residenziale dell’Arcella di Padova, e del progetto «Kaboom! Il quartiere vibra» che in sei mesi lo ha trasformato nel primo parco della città autocostruito. 

Kaboom: riqualificazione urbana dal basso e animazione sociale

Vincitore del bando Creative Living Lab del Ministero della Cultura, Kaboom è promosso dalla Cooperativa sociale Orizzonti in rete con le Associazioni Le Mille e Un’Arcella, Uncensored Runners e La Foresta in Testa, tutte attive nel quartiere dell’Arcella e, in particolare, nella zona di Ansa-Borgomagno, dove si trova il parco: un quartiere nel quartiere, in parte residenziale e in parte industriale.

Il progetto per il parco riprende un percorso avviato già nel 2019 da Le Mille e Un’Arcella, associazione di famiglie nata con l’obiettivo di rigenerare gli spazi del quartiere: l’associazione aveva ricevuto in gestione il fazzoletto verde dal Comune con l’obiettivo di prendersene cura e si era attivata, con uno studio di architetti, per realizzarvi un parco. Il progetto era però stato bloccato da difficoltà connesse alla destinazione d’uso dell’area.

«Abbiamo ripreso questa idea in un’ottica di rigenerazione urbana», spiega Irene Pastore, coordinatrice del progetto, «un’ottica in cui la comunità potesse essere coinvolta sia nella scelta delle caratteristiche del parco, sia nella sua realizzazione». Un intervento architettonico dal basso a cui si accompagna l’animazione sociale, attraverso laboratori musicali, di parkour e fumetto attivi per tutta la durata del progetto, dall’inizio di quest’anno: l’arte come agente di mediazione culturale e veicolo per riscoprire il territorio.  

Un percorso a portata di bambino

Un parco è anche e soprattutto patrimonio dei più piccoli. Per questo, il percorso di co-progettazione di Kaboom si è avvalso di un gruppo di esperti comprensivo di un responsabile scientifico, un responsabile del monitoraggio, un fumettista e una formatrice. Il progetto si è sviluppato su due binari paralleli: un tavolo di co-progettazione per adulti e un percorso rivolto ai bambini fra i 5 e i 13 anni, attraverso un workshop di fumetto e un workshop d’immaginazione.

«Volevamo dare valore anche alle loro esigenze a alla loro visione», prosegue Pastore, «i bambini hanno molti meno limiti d’immaginazione degli adulti, pensano in divergenza». Al termine della co-progettazione, durata un paio di mesi, il gruppo di architetti che segue il progetto ha fatto sintesi delle esigenze e idee emerse e negli ultimi due fine settimana di giugno è partito il Cantiere Collettivo, in cui i cittadini sono stati chiamati a partecipare alla costruzione del parco. 

Il Cantiere Collettivo, una miccia per le energie della comunità 

Moduli ibridi che possono diventare sedute, vasche per orti o un palco, una foresta di pali per ospitare tende e amache pronte a trasformarsi in altalene e un’area gioco. Il tutto autocostruito dai cittadini, durante due fine settimana di co-creazione.

«Il cantiere è arrivato dopo sei mesi di progetto, ma non è un punto d’arrivo: è una miccia, ha un ruolo sociale importantissimo», sostiene Pastore, «vedere che qualcosa cambia, il fare insieme, è attrattivo, crea attivazione e orgoglio». Lo sforzo del gruppo di lavoro che ha seguito il percorso è stato quello di immaginare un parco inclusivo non solo nella sua fruizione, ma anche nella sua costruzione. «Costruendo insieme si crea un ambiente comunitario in cui nel fare qualcosa di semplice si trova aggregazione, si creano relazioni».

Luglio, tappa per un nuovo inizio

Il progetto terminerà ufficialmente il 30 luglio. «Ma vorremmo proseguire», rivela la project manager, «coinvolgendo le associazioni e le persone che si sono avvicinate in questi mesi, per capire come prendersene cura e animarlo in modo collettivo. Ci piacerebbe molto formalizzare un patto di collaborazione e capire quali strumenti di amministrazione collettiva, come obiettivo di medio termine».