60 anni di Pazienza: quando lo incontrai

Ho conosciuto Andrea di persona per la prima volta quando avevo 15 anni, a Lucca 13 Salone del Fumetto, gli chiesi un disegno che poi stupidamente regalai a un’amica di cui ero segretamente innamorato. Mi disegnò un maialino che indicava l’occhio di Dio nel triangolo dicendo «Papà». Ma la prima «vera» volta fu a Roma nel 1988 quando ero l’Art  Director della seconda edizione di ZUT, quella senza Vincino, con Perini, Lo Sardo, Torrealta, Echaurren, Contarello, Scalia e altri.

AndreaPazienza

Anziché frivola e colorata avevo deciso di dare al giornale una veste rigida e seriosa cosi da far sembrare quasi vere le notizie assurde e inventate che venivano pubblicate. Andrea arrivò con la sua motocicletta direttamente da Montepulciano, dove abitava allora, entrò come svolazzando sulla sua nuvoletta, mi fu presentato velocemente e la prima cosa che fece fu fiondarsi ad ammirare le tavole di Jacovitti che giacevano insieme alle altre sul grande tavolo in cui le raccoglievamo prima di pubblicarle; mi disse che era il suo idolo e ci soffermammo entrambi estasiati ad ammirare il suo tratto, che se non guardi gli originali non capisci che non è una lunga linea continua, ma un tratto composto di migliaia di piccoli tratti più sottili uniti in uno solo… la pazzia di un genio! In quei giorni avevo portato da Parma a Roma il mio amico e compagno di Istituto d’Arte Mauro Vecchi, un vero talento di provincia con un segno pittorico quasi iperrealista, che era appena diventato l’illustratore fisso del giornale. Mauro era magro pallido e un po’ deperito di sua natura, e mi raccontò che trovandosi  Andrea 13246032_10154216074754920_1862946234_ndavanti mentre usciva dal bagno gli aveva detto ridendo «Te’ssei fatto ‘na bella pera, eh?». Qualche giorno dopo fui stupito di vedere il redattore capo portarmi le due nuove tavole di Andrea e chiedere — a me! — se era il caso di pubblicarle o meno. Capii leggendole cosa intendeva: all’inizio delle tavole Andrea faceva una «cielofonata» a Stefano Tamburini  (fumettista morto due anni prima) in paradiso: «A Ste’, qua le cose sono cambiate parecchio: pensa c’è uno che per fare il progetto grafico di ZUT gli hanno dato 25 milioni di lire… a te quanti per Frigidaire? Uno solo?». Non c’ero io rappresentato e neanche il mio nome,  ma naturalmente parlava di me e io non potevo che essere onorato di essere in qualche modo entrato a far parte, anche se solo per un nanosecondo, dell’universo del mio idolo fumettistico di sempre. Quello stesso anno purtroppo appresi tramite la straziante vignetta di Staino con Bobo che urlava piangendo «Andreaaaa» (e che ancora mi sovviene ogni volta che penso a lui) e l’articolo di Repubblica, che Andrea era morto di overdose nel bagno della sua casa di Montepulciano e il mio ricordo andò subito al suo incontro con Mauro e confermò l’impressione che entrambi avevamo avuto quel giorno, che quello era da lui considerato il luogo sacro delle sue trasgressioni, e proprio da lì ci ha poi purtroppo lasciati.

Le elaborazioni grafiche sono dell’autore dell’articolo