Il progetto di Savona: trasformare l’avanzo primario in investimenti

Il Governo si avvia verso i due mesi di vita con un riscontro positivo da parte dei cittadini italiani, che attribuiscono al Presidente del Consiglio Conte il 61% dei consensi. Ciò che piace di questo esecutivo è la voglia di recuperare il collegamento tra azione di governo e interesse della nazione, esattamente come da giuramento davanti al Presidente della Repubblica.

Dopo il polverone alzato sul nome di Paolo Savona, l’economista sardo ha trovato comunque una collocazione fondamentale al Ministero per gli Affari Europei. Da qui, grazie alle pubblicazioni in Gazzetta Ufficiale del 5 luglio, possiamo renderci conto dell’aggiramento tramite il Consiglio dei Ministri di parte dei vincoli posti sulla sua persona. Quello attribuito a Savona è un vero e proprio super-ministero costruito mediante deleghe. Esse vanno dalla sua partecipazione in rappresentanza del governo nella disciplina del mercato unico europeo e dell’eurozona, dalla costruzione di una proposta di riforma organica dell’assetto dell’eurozona, all’elaborazione della politica economica relativa agli investimenti pubblici e di proposta d’indirizzo della spesa pubblica.

Da questa posizione privilegiata, tramite dichiarazioni giornalistiche e anche interventi in commissione, possiamo ricostruire la strada tracciata dal ministro per entrare nello stretto sentiero di crescita permessa dagli intricati vincoli europei. L’obiettivo condiviso dal governo, è quello di sfruttare il margine di freno strutturale imposto all’economia italiana, registrato nell’avanzo primario mostruoso cui ci sottoponiamo annualmente dal 1992. L’avanzo primario italiano nel 2018 è fissato al 2,7% del PIL. Savona traccia una strada di trasformazione di questo avanzo primario in investimenti ad alto moltiplicatore, in maniera da far ripartire la componente che oggi manca nella piccola crescita italiana: la domanda interna. In parole povere, si punta a far ripartire i consumi mediante investimenti, che creino più domanda e quindi più gettito, tale da coprire i tre punti fondamentali del programma di governo: flat tax, reddito di cittadinanza e revisione della legge Fornero.

Il margine di surplus commerciale italiano, ovvero una differenza di segno positivo tra importazioni ed esportazioni, permette di far crescere fino a quel limite la domanda, senza andare in deficit commerciale, perché a quel punto si rischierebbe di acquistare troppi beni esteri. Fino ad oggi, l’Italia ha agganciato una crescita lieve, dovuta all’effetto traino del ciclo economico positivo, ma puntare esclusivamente sulle esportazioni, come abbiamo visto, crea una depressione delle imprese che producono per il mercato interno, e ci espone eccessivamente a un cambio del ciclo economico, che continua ad espandersi sorprendentemente, ma potrebbe trovare un cambio di tendenza.

Questo progetto di Savona permetterebbe di lasciare inalterato il rapporto deficit/pil, sfruttando questi 50 miliardi di margine per agganciare una ripresa dei consumi interni. Servirà una pianificazione atta a comprendere in quanto tempo l’investimento si tramuterà in consumo e, soprattutto, un abile negoziatore con le istituzioni europee per ottenere il via libera. Paolo Savona è una persona pragmatica e abile, e saprà contrattare bene. Eventuali attacchi del “mercato” saranno da prendere in considerazione, e la Commissione Europea dovrà prendersi la responsabilità degli effetti di un eventuale no. Savona vuol far scoprire le carte all’UE.