I 5 Stelle sono pronti a governare? Alcune proposte

«Italia 5 Stelle», questo il nome del raduno del M5S ieri e oggi a Imola. Un’occasione necessariamente per fare il punto della situazione perché, a due anni dall’ingresso dei pentastellati in parlamento, molte cose sono cambiate e, molto probabilmente, cambieranno ancora nei prossimi mesi.

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Forse è davvero il caso di capire come muoversi perché il Movimento ha perso già molti treni e non è il caso di perderne altri: un esempio è stato non sedersi al tavolo con Renzi per la stesura della nuova legge elettorale: parlarne non significa piegarsi e questo lo avrebbe costretto a scoprire le carte (che non aveva). Rifiutandosi (celebre il colloquio con Grillo), il M5S ha offerto l’assist a Renzi che si è subito rivolto a Forza Italia. Ma con le dietrologie è meglio fermarsi qui: il passato è passato e davanti a noi c’è solo il futuro. L’interrogativo che molti italiani si stanno ponendo in queste settimane, soprattutto dopo l’ingloriosa fine di Marino a Roma, è «Ma i 5 Stelle sono pronti a governare?», proviamo a capirlo insieme.
1. Sì, se abiurano – nei limiti del realismo – alla cieca obbedienza alle regole iniziali: la democrazia impone di competere con altri partiti che queste regole non hanno. Un esempio è la candidatura di Alessandro Di Alessandro_Di_Battista_daticameraBattista al Campidoglio: siamo tutti d’accordo che è contro tutte le regole del M5S fare il «salto di poltrona» di cui Alessandra Moretti è campionessa europea, però se si vuole vincere bisogna anche cercare un candidato credibile, e Di Battista lo è. Lo stesso potrebbe dirsi del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio a Napoli. Capiamo anche il vincolo massimo di due mandati e poi «a casa», però – tanto per fare un esempio – Di Maio, il vero politico del M5S, ha 29 anni: i pentastellati vogliono bruciarsi così un jolly che riesce ad attrarre un po’ tutte le fasce di elettorato?
2. Sì, se decidono di «mandare a casa» Beppe Grillo e il suo blog. La presenza del comico genovese è stata indispensabile affinché il Movimento spiccasse il volo, ma ora è superflua e spesso anche dannosa: il blog è spesso fucina di cazzate colossali – delle quali, ne siamo certi, la stragrande maggioranza dei membri del movimento non sa nulla – e questo non fa altro che dare altra carne da macello a chi non fa altro che controllare ogni singola mossa dei pentastellati.
3. Sì, se decidono di eliminare le consultazioni online. La democrazia diretta (o il suo surrogato) è totalmente inefficace nel 2015 quando si devono prendere decisioni rapide e, soprattutto, coscienziose: sentire il parere degli iscritti diventa sotto questi termini un procedimento un po’ naïf e spesso dannoso. Si prenda come esempio la consultazione online per l’ultima elezione del Presidente della Repubblica: la rete scelse Ferdinando_ImposimatoFerdinando Imposimato, magistrato dal passato onesto e irreprensibile ma al tempo stesso completamente inadatto a sedere al Quirinale. Non si può pretendere che gli iscritti abbiano una visione politica tale da poter prendere delle decisioni politicamente giuste: la democrazia rappresentativa serve proprio a eliminare questo gap fra governanti e governati. È impensabile che il cittadino comune abbia la possibilità di documentarsi in modo idoneo prima di esprimere una scelta così importante.
4. Sì, se decideranno di scegliersi anch’essi un leader. Siamo d’accordo che veniamo da 4 «uomini soli al comando», ma affidarsi a un leader non significa renderlo onnipotente, ma solo farsi rappresentare da una persona sola.
5. Sì, se smetteranno di farsi chiamare «cittadini»: gli eletti del M5S sono politici e «politico» non è un’offesa o una parolaccia. Non sono politici tutti quelli che hanno rubato o che hanno fatto i propri interessi. Che smettano di chiamare questi ultimi «politici»: vedrete che poi una distinzione ci sarà comunque.
Il Movimento 5 Stelle è pronto a governare? Probabilmente sì, quale sarà il loro operato lo vedremo e lo giudicheremo nel momento in cui gli italiani decideranno di dar loro fiducia. Due anni di opposizione hanno permesso a molti parlamentari di fare esperienza e di essere pronti a prendere delle decisioni e non solo a giudicare quelle altrui.