Strumentalizzazioni: una politica che fa schifo

marino

Non ho mai amato il sindaco di Roma Ignazio Marino: ritengo dovesse rimanere a fare il chirurgo e mi fa infuriare quell’aria da angioletto mentre tutto intorno a lui esplode con Mafia Capitale. La figura che ci fa è quella di un ingenuo totale. Nonostante questo, però, questa volta dobbiamo schierarci dalla sua parte contro gli avvoltoi che scaricano su di lui la responsabilità della morte di un bambino in metropolitana. Qualche giorno fa il piccolo Marco era con la mamma all’interno della stazione Furio Camillo quando l’ascensore con cui si stavano spostando da un piano all’altro si è fermato. Un maldestro – ma, visto il caldo e la prevedibile agitazione del momento, comprensibile – intervento di due funzionari dell’Atac (l’azienda dei trasporti capitolini) e di un addetto alla sicurezza ha provocato la morte del bambino. Giunto sul posto, Marino è stato subito contestato da alcuni gentili signori che gli urlavano «Buffone vattene!». Questo è stato solo l’inizio di una campagna diffamatoria che continua ancora oggi.
Ignazio Marino probabilmente è un ignavo incapace di districarsi con autorità e carattere all’interno della politica e dei problemi di Roma, ma incolparlo della morte di un bambino è da sciacalli insensibili al dolore della famiglia. Strumentalizzare la scomparsa di un essere umano di soli 4 anni a fini politici è vergognoso. La politica si fa contestando nel merito il diretto interessato, anche con forza e aggressività (senza tuttavia trascendere nella violenza), ma senza scomodare pretesti che non hanno nulla a che fare con la faccenda. Se questa è la lotta politica a Roma nel 2015, mi viene – elegantemente – da vomitare.