«Ventre», il nuovo album della rock band Erezed

Nel panorama della musica indipendente, gli Erezed suonano un fiero alternative rock. Fin dal 2011, questi tre ragazzi (Gianluca Giusti voce e chitarre, Alessio Ribechini basso e tastiere, Pierpaolo Di Maria batteria e sequencer) si sono contraddistinti per un’intensa attività di concerti dal vivo, collezionando finora più di cento date. Tuttavia, il trio non tralascia l’aspetto compositivo che, anzi, ama valorizzare. Infatti, nel 2012 gli Erezed hanno inciso il loro primo demo, mentre nel 2014 è giunta l’ora dell’Ep d’esordio, intitolato molto sinteticamente «V». I ragazzi si sono concentrati particolarmente sulla ricerca del loro sound, cogliendo la possibilità di ampliare gli orizzonti creativi introducendo negli arrangiamenti sintetizzatori e campionamenti vari.
Questo minuzioso lavoro su loro stessi li ha condotti alla nascita di un vero e proprio album, prodotto dal polistrumentista Antonio Inserillo con l’etichetta (R)esisto. «Ventre», questo il nome del progetto discografico, può essere definito un concept album, ossia, per chi ha poca dimestichezza con i termini musicali, tutti i brani che contiene sono collegati l’un l’altro con la finalità di conferire un significato unitario, ruotando attorno a un unico tema che si sviluppa man mano con il procedere nell’ascolto. Nel caso in questione, gli Erezed ci accompagnano nel viaggio interiore del protagonista, il quale, non essendo esplicitato, potrebbe corrispondere a ognuno di noi. Si concretizza un percorso graduale, partendo dall’origine di una nuova forza all’interno dell’individuo che si scaglia contro la parte preesistente, facendo emergere paure radicate nel tempo che parevano sommerse e ormai superate. Si giungerà a una sorta di conciliazione tra la vecchia e la nuova componente, le quali doneranno vita a un’inesplorata dimensione dell’anima.
«Ventre», il cui singolo d’anteprima è «Numeri», è classificabile come post-rock italiano, con influenze hard-rock e progressive. La parte strumentale, nonostante questa indubbia connotazione, non aggredisce, ma conduce gentilmente in questo cammino di crescita, concedendo uno spazio importante alla voce e al testo, senza sopraffarli mai.