L’Unità e la sinistra che sbeffeggia i prof

La sinistra renziana l’anno scorso ha trionfato alle europee soprattutto – com’è tradizione – grazie ai voti dei dipendenti pubblici. Banalità lapalissiana che è bene ripetere in vista del discorso che stiamo per fare: partiamo dalla «scintilla» pubblicata sul sito dell’Unità sabato 15 agosto. La potete vedere qui sotto.

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A parte un refuso («qualcun’altro») che è stato successivamente corretto, non prima di essere stato oggetto di riso sulla Rete, è bene sottolineare che l’insegnante «deportata» di cui si parla è una dei tantissimi più o meno giovani prof che per trovare lavoro si devono spostare dal Sud al Nord. Ne conosciamo uno, costretto a lasciare la propria famiglia in Sicilia per trasferirsi a Padova: con 1400 euro al mese (la moglie ne guadagna forse altrettanti) questo giovane docente è costretto a mantenere due case. Se consorte e prole lo raggiungessero, gli stipendi potrebbero ridursi da due a uno. È una «deportazione» questa? Chiamatela come volete, ma è inquietante che venga sbeffeggiata dall’house organ di un governo teoricamente di sinistra.
Renzi e il suo entourage si stanno lentamente segando le gambe con le loro stesse mani: piano piano stanno rivelando anche ai sostenitori più cocciuti che l’elettorato di sinistra di cui si fanno portavoce serve soltanto come consenso bulgaro di cui fregiarsi quando ci si siede al tavolo delle trattative. Per il resto le disavventure che devono sopportare i dipendenti pubblici per avere un lavoro sono solo noia. «Cazzi loro», direbbe efficacemente qualcuno.