Governo: nuovi colpi di scena all’orizzonte?

Lunedì 28 maggio, citando Mentana, «è stata la giornata politica più brutta dal giorno delle stragi». Anche nelle ore successive, fino a oggi, si sono rincorse le notizie con uno scenario in mutamento di ora in ora.
Dopo che era sembrato imminente l’inizio di un governo guidato da Movimento 5 stelle e Lega, che non senza difficoltà avevano messo a punto un programma di governo ed erano riusciti a convergere sul nome di Conte, è arrivato lo stop di Mattarella sulla proposta del nome che avrebbe dovuto coprire la casella di Ministro dell’Economia, Paolo Savona. A ragione o torto del Capo dello Stato, che ha dato motivazioni piuttosto lascive (tanto che Onida e Maddalena, ex Presidenti della Corte, hanno un po’ scosso la testa), e vista la decisione di Salvini di rifiutare altri nomi, perché dallo scontro sarebbe uscito vincitore, da quel momento la situazione sembra essere sfuggita di mano al Presidente della Repubblica.

Le prime dichiarazioni sono state di Di Maio, che ha gridato alla messa in stato d’accusa. Salvini si era detto molto arrabbiato già dal giorno precedente, ma in cuor suo sapeva che questa scelta lo avrebbe rafforzato. Il PD ha lanciato l’hashtag #IoStoConMattarella, difendendo l’interpretazione che Mattarella ha dato all’art. 92 della Costituzione, sulla proposta e la nomina dei Ministri.

Da qui l’immediata nomina di Cottarelli, che Mattarella aveva probabilmente già pronto nel caso che l’accordo Movimento-Lega fosse saltato in modo più naturale. Probabilmente questa è stata la mossa più errata di tutte: già dal 4 marzo, ma possiamo dire sin dalla campagna elettorale, Movimento e Lega avevano sempre smentito l’ipotesi di appoggio a un governo tecnico, con Presidente del Consiglio indicato dallo stesso Capo dello Stato. Anche gli altri partiti minori, come Forza Italia e (da ieri) il PD, che inizialmente sembravano guardare con favore a Cottarelli, hanno annunciato il voto contro o l’astensione nella fiducia verso il nuovo incaricato. I primi perché stanno andando verso l’irrilevanza politica e non possono permettersi una rottura con Salvini, i secondi probabilmente perché dalle rilevazioni statistiche emerge che la grande maggioranza degli italiani è contrario a questa soluzione.

In questo il PD è molto ambiguo, dichiarandosi dalla parte di Mattarella, ma, allo stesso tempo, annunciando l’astensione su una possibile fiducia a Cottarelli. Inoltre, dopo aver pesantemente urlato all’irresponsabilità di chi voleva il ritorno al voto poche settimane fa, il renziano Marcucci è stato il primo a dirsi pronto a tornare alle elezioni il prima possibile ieri pomeriggio in Aula al Senato, appoggiato da Movimento e Lega.

Poco dopo, Cottarelli è uscito dal Quirinale senza rilasciare dichiarazioni, conscio di avere zero voti favorevoli in Parlamento e, secondo alcuni cronisti, sarebbe pronto a rimettere l’incarico, con il Capo dello Stato sempre più isolato. Se a questo aggiungiamo che Salvini sta crescendo a dismisura nei sondaggi, cannibalizzando Forza Italia e che, peraltro, ha dichiarato che alla prossima tornata elettorale si ostinerà a ripresentare Savona, si può tranquillamente affermare che la mossa di Mattarella sia stata un autogol.

Le ultime importanti notizie arrivano nella serata di ieri: Di Maio ha già attutito di molto la sua posizione su Mattarella, dichiarando di essere pronto a collaborare e, al contempo, ha messo da parte l’opzione di stato d’accusa data dall’art. 90 della Costituzione; la Meloni, leader di Fratelli d’Italia, invece, si è detta disponibile a dare appoggio all’ipotesi di governo M5S-Lega, già tentato in precedenza. Certamente a Mattarella le elezioni a luglio non entusiasmano e, forse, si stanno ponendo le basi per un nuovo, eclatante colpo di scena.