Abruzzo: la Lega raccoglie i voti persi da M5S

All’indomani del voto in Abruzzo le forze politiche fanno le loro valutazioni. Seppur sia parzialmente fuoriluogo fare paragoni tra le elezioni politiche di undici mesi fa e le regionali, qualsiasi esse siano, c’erano comunque delle aspettative che sono state rispettate o meno. In particolare è stato certificato, sul campo e su dati reali, ciò che i sondaggi andavano delineando da un po’ di tempo: gli equilibri sono nettamente cambiati rispetto a un anno fa, sia tra i partiti che ora sono in maggioranza al Governo sia all’interno delle principali coalizioni, di centrodestra e centrosinistra.

Nonostante il trend fosse chiaro, ci sono comunque state sostanziali differenze rispetto alle previsioni. Il Movimento 5 stelle si conferma bestia nera dei sondaggisti: se il 4 marzo aveva guadagnato qualche punto sugli ultimi rilevamenti, questa volta la differenza sulle anticipazioni delle due settimane precedenti è in negativo di circa dieci punti. Lo stesso Di Maio pochi giorni prima, negli incontri della campagna elettorale, diceva (forse per trasmettere ottimismo) che mancava poco a sbancare il tavolo. Invece, dal basso del 20%, dopo 24 ore non sono ancora pervenute dichiarazioni da parte dei vertici come Di Maio e Di Battista, con una linea comunicativa generale data ai parlamentari, in particolare ai capigruppo, che parlano di risultati in linea alle regionali 5 anni fa. La scarsa preoccupazione deriva dal fatto che già allora, nonostante la giornata unica di votazioni insieme alle elezioni Europee, c’era stata una differenza di risultati (29% Europee e 21% Regionali). In ogni caso le voci dei Parlamentari più critici verso la conduzione del Movimento continuano a crescere, anche perché le europee sono alle porte e la realtà potrebbe dimostrarsi molto peggiore di come già ci si aspetta. Le prossime mosse decideranno il futuro e la credibilità di questa forza politica: su tutte l’autorizzazione o meno al processo per Salvini, sul caso Diciotti e la decisione sulla Tav.

Dal canto suo Salvini, invece, gioisce. I dieci punti lasciati per strada dal Movimento li ha guadagnati il centrodestra, esprimendo il primo Governatore di Fratelli d’Italia: con Forza Italia sotto il 10%, il leader leghista sta vedendo l’ascesa del suo partito oltre ogni attesa. Tanto più che cinque anni fa la Lega non era neanche presente come lista alle elezioni in Abruzzo. Vista la vittoria con il 48%, Berlusconi e Giorgia Meloni hanno iniziato a fare pressing per far cadere il Governo, ma Salvini non sembra per niente intenzionato a dare retta ai suoi alleati di sempre. Battagliare contro l’Europa è più facile con i pentastellati a cui, magari, spera di erodere ancora un po’ di consenso.

La coalizione di centrosinistra si può dire tutto sommato soddisfatta: ha scelto un candidato di spessore, Legnini, ex Presidente del Csm, che è persona conosciuta e stimata da molti. Il PD ha ottenuto un non entusiasmante 11%, ma grazie alla spinta delle – ben – sette liste collegate ha accumulato in tutto il 31%. Questa formazione, con il coinvolgimento delle civiche, potremmo vederla riproposta alle prossime regionali, ma non solo. Se non ci sono ancora state dichiarazioni del Partito Democratico, in piena campagna elettorale per le primarie, un primo segnale è arrivato da Orfini lunedì sera: l’adesione al Manifesto di Calenda per le Europee, che si prefigge il coinvolgimento di personalità della società civile, è stato ufficializzato dopo una lunga mediazione tra le varie anime del partito.