Aggressioni, pestaggi e dispotica arroganza: i Casamonica

Grinta, determinazione, tenacia. Federica Angeli, celebre cronista della testata giornalistica «La Repubblica» illustra mediante un servizio d’inchiesta giornalistica l’area geografica nella quale si articola e si concentra a livello architettonico il «feudo» Casamonica. L’estrema arroganza diviene un segno distintivo dell’organizzazione criminale avente stampo mafioso presa in considerazione. Il corposo nucleo familiare, secondo recenti dati statistici, vanta un capitale che ammonterebbe a novanta milioni di Euro depositati presso conti corrente di istituti bancari ubicati nel Principato di Monaco. Il potere dispotico esercitato dal clan si manifesta nell’ordinaria contemporaneità sul piano urbanistico. Le mura perimetrali delle lussuose dimore invadono comodamente e clamorosamente le zone riservate al camminamento pedonale, rendendo difficile la percorribilità del camminamento. Risulta, inoltre, totalmente assente l’esposizione dei numeri civici, al fine di garantire un miglior anonimato, non permettendo ai servizi di posta di recapitare gli atti giudiziari indirizzati ai diretti interessati. L’entità mafiosa risulta assolutamente radicata sul territorio. I veicoli, liberamente autorizzati alla circolazione, vengono quotidianamente tassati. Non solo le attività commerciali sono economicamente pilotate, controllate e sfruttate in quanto soggette al pagamento del pizzo, ma anche la viabilità stradale risulta oggetto di particolare interesse nel «regno» Casamonica.
Chi sono veramente i Casamonica? 20 agosto 2015, solenni funerali di Vittorio Casamonica. La bara venne caricata su una sontuosa carrozza funebre, trainata da sei mastodontici cavalli neri lustrati per l’occasione. All’entrata della bara, una banda suonò il tema de «Il Padrino». All’uscita del feretro, tra gli infiniti e interminabili applausi, sono state sprigionate le note del brano «Paradise», colonna sonora della produzione cinematografica «Laguna Blu». In molti hanno sostenuto la bara, alzandola ed elevandola verso il cielo, quasi a voler glorificare e deificare il corpo contenuto all’interno. Alcuni striscioni furono affissi alla chiesa. Uno riportava la seguente scritta: «Vittorio hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso». Al termine del funerale, da un elicottero vennero liberati petali di rose sulla folla gremita, radunatasi per assistere alla commemorazione. Questo l’episodio simbolo che riportò i massi media nazionali e internazionali a focalizzare l’attenzione sul «Re di Roma», appellativo con il quale veniva definito il capostipite della famiglia Casamonica, personalità cardine dell’attività illecita svolta durante il corso dell’incedere del tempo. A giustificare l’accaduto la figlia di Vittorio, che con tono pacato spiegò al pubblico del salotto televisivo di Bruno Vespa il motivo secondo il quale la scelta musicale sarebbe spontaneamente ricaduta su quella determinata e celebre composizione: «Il Padrino è un film. Papà mio lo piaceva quel film e lo piaceva anche la musica e noi, quando lui è defunto l’abbiamo fatto come lui desiderava». Insomma, saranno pur proprietari di tesori d’inestimabile valore ma sicuramente non potranno certamente vantarsi di essere in possesso di una grammatica di base.
Le violenze e i soprusi perpetrati sembrano non trovare una fine definitiva. 9 novembre 2017. Il giornalista Daniele Piervincenzi viene aggredito da Roberto Spada, durante le riprese di un servizio girato dalla troupe di «Nemo. Nessuno Escluso», programma televisivo trasmesso dall’emittente RAI 2.
Domenica di Pasqua, Roma. Due esponenti del clan dei Casamonica entrano in un bar alla periferia sud-est della capitale, pretendono di essere serviti subito. Una donna disabile osa ribellarsi, la prendono a cinghiate, calci e pugni. Le scaraventano via il dispositivo mobile cellulare: «Se chiami la polizia ti ammazziamo». Vanno via. Ma ritornano mezz’ora dopo e colpiscono a bottigliate il giovane barista.
Minacciata dagli Spada, Federica Angeli sembra esser inarrestabile a livello lavorativo-professionale e come lei tanti altri: Sandro Ruotolo, Paolo Borrometi, Amalia De Simone, Daniele Piervincenzi e Roberto Saviano.
Peppino Impastato, rilasciando un’intervista disse: «La mafia è una montagna di merda». A volte questa merda è rappresentata dal traffico illecito di materiale bellico, altre volte da spaccio di sostanze stupefacenti, altre dal pizzo imposto ai commercianti, altre dalle stragi che infuocarono le strade di Palermo, altre da appalti truccati, altre dal cambiamento totale del piano urbanistico di un centro cittadino. Cosa cambia? Cambia la faccia (la sovrastruttura) del dado, ma la struttura rimane e rimarrà sempre la stessa: un’immensa montagna di merda.