Alloggio a Padova: che gli stranieri si arrangino

Alcuni bambini che abitano nello stesso palazzo giocano là davanti quando un nuovo arrivato chiede di partecipare al gioco. Il più grande del gruppo risponde di no, senza motivo.
Il più grande del gruppo, in questa storia, è Massimo Bitonci, sindaco leghista di Padova; il bambino escluso, un immigrato tra i tanti che hanno subito lo stesso trattamento o, in fin dei conti, tutti quanti.

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Nel comune veneto gli stranieri sono all’incirca 34mila, quasi il 15% dei cittadini totali, e dal 23 dicembre coloro che non hanno ancora ottenuto il rilascio dei permessi e delle carte di soggiorno, o le attestazioni di idoneità all’alloggio e di ospitalità, dormono letteralmente per strada. Infatti, il Cisi (Centro Informazione e Servizi per Immigrati), che dovrebbe facilitare le procedure burocratiche agli stranieri, è stato chiuso, senza alcuna indicazione sulla data di riapertura. Feste natalizie? Le responsabilità di questi servizi sembrano essere state rimandate agli organi di Questura e Prefettura, già, peraltro, abbastanza carichi di lavoro. Come se non bastasse, al danno si aggiunge la beffa: né dal sindaco né dal suo portavoce arrivano indiscrezioni sulla motivazione di questa chiusura. Ma non servono spiegazioni: al sindaco non piacciono gli immigrati e gli stranieri, come a tutti i bambini leghisti del palazzo (in questo caso una regione intera). Peccato che una parte, seppur esigua, di immigrati, quelli in possesso di cittadinanza italiana, rappresentino tecnicamente una frangia degli aventi diritto al voto, che probabilmente il sindaco non si sta guadagnando. Magari così facendo cerca, invece, di guadagnare, o meglio, di risparmiare quei 100mila euro l’anno che tengono aperto il Cisi. Come se i soldi non ci fossero: il comune conta 250 milioni di euro di spesa annua, ma di recente il sindaco ha aumentato di migliaia di euro i premi ad alcuni dirigenti comunali. I regali di Natale arrivano allora, anche se non a tutti. Se proprio si vuol cercare di recuperare soldi, impedire di ottenere permessi di soggiorno è il modo migliore per lasciare nell’illegalità (del lavoro in nero) le tasse che ne derivano. E intanto l’amata Padova di Bitonci, popolata anche da studenti universitari provenienti da tutta la penisola, scende nelle classifiche di vivibilità, perdendo di appetibilità per gli studenti stessi.
Ora sono gli stranieri a chiedere voce, chissà che magari un domani non lo siano i terroni, esclusi dai capricci dell’ideologia leghista. 

Debora Lupini