Aumento dell’occupazione, ma solo per gli over 50

La disoccupazione ad aprile è scesa all’11,1%, un dato estremamente confortante che non si attesta così basso da febbraio 2009. A festeggiare però sono solamente gli over 50: la disoccupazione giovanile rimane pericolosamente ferma al 34%, inoltre, il dato è sporcato dall’aumento del 0,2% dei cosiddetti «inattivi», coloro che non hanno né cercano lavoro.
Secondo i dati Istat, rispetto ad aprile dello scorso anno i disoccupati sono diminuiti del 3,5%, ossia 277mila persone senza lavoro in meno, ma la crescita è particolarmente accentuata tra gli ultracinquantenni. Il saldo per fasce di età è così composto: +362 mila occupati tra gli over 50, +37mila tra i 15-34enni e un calo di 122mila unità nella fascia 35-49. Si ha dunque un ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita occupazionale, che deriva anche dalle riforme pensionistiche e dalla leggera «ripresina» economica.
Con la crisi bancaria non più sotto i riflettori, l’elezione di Macron e una maggiore tranquillità sui mercati, gli investimenti sono incoraggiati e la leggera salita del Pil riesce a tamponare l’effetto della decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato, che aveva oggettivamente reso sconveniente per le aziende assumere nuovo personale. C’è poi da considerare l’effetto demografico del calo della popolazione tra 15 e 49 anni che secondo l’istituto «influisce in modo decisivo sulla variazione dell’occupazione nei dodici mesi in questa fascia di età, attenuando la crescita tra i 15-34enni e rendendo la variazione negativa tra i 35-49enni. Al contrario la crescita della popolazione degli ultracinquantenni ne amplifica la crescita occupazionale, con un conseguente aumento del divario generazionale».
Al netto dell’effetto della componente demografica, cioè sterilizzando come è cambiata l’età della popolazione nei dodici mesi, «su base annua cresce l’incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età». Per quanto riguarda l’inflazione invece, non possiamo certo festeggiare. Dopo 5 mesi di segno positivo o nullo, a maggio si è registrato un calo dello 0,2%. Di conseguenza l’inflazione su base annua si attesta all’1,4% contro l’1,9% del mese precedente. Il rallentamento è dovuto soprattutto alla frenata dei prezzi di carburanti e trasporti, ma per quanto riguarda i beni di consumo e di primissima necessità (il nostro carrello della spesa) i prezzi salgono: +0,1% su base mensile e +1,8% nell’ultimo anno.