Il bonus 18 anni anche ai ricchi

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Matteo Renzi nega che i 500 euro «culturali» destinati a ogni diciottenne siano una mossa elettorale. Dal premier che ha vinto le europee dando 80 euro ai choosy italiani, quest’ennesima elemosina – spacciata per «lotta al terrorismo» – non può stupirci più di tanto. Siamo i primi ad affermare che più che la guerra, che causa inevitabilmente ritorsioni, si debba agire di intelligence e di cultura, però forse questo non è il modo giusto. Come ha spiegato il prof. Maurizio Ferrera sul Corriere, parafrasiamo, questo bonus non tiene conto delle disparità sociali e territoriali che portano al fatto che per molti giovani 500 euro siano inutili o perché non ne hanno bisogno o perché necessiterebbero di cifre maggiori. «Gli italiani non si fanno comprare: non votano certo sulla base di bonus», ha risposto seccato Renzi. E ha sentenziato che chi parla di voto di scambio «offende gli italiani». Forse al nostro rampante premier sfugge il fatto che siano proprio queste elemosine pre-elezioni ad offendere gli italiani: dei contentini a breve termine che servono ad accaparrarsi voti o, peggio, a mettere a tacere una parte dell’elettorato scontento.
L’essere di sinistra di Renzi è ancora più in discussione con questo bonus: la sinistra dovrebbe aiutare i cittadini in difficoltà, non regalare soldi a chiunque. Qualcuno bisbigli a Renzi che se, come ha detto Crozza, la sua preoccupazione principale è vincere le prossime elezioni, forse sarebbe meglio guardarsi in giro: non siamo nella pubblicità della Vodafone, non è «tutto intorno a lui».