Cantare è come volare. Intervista a Ty Le Blanc

virgapNella musica tendo a scrivere molto di me stessa, riguardo le mie emozioni personali, le cose che sento. Mentre canto le sensazioni che sento cambiano.
Ci sono emozioni che esplodono e mi sento fluttuare, come se non potessi sentirmi più in alto, è la miglior sensazione che potrei provare. È un po’ come volare. Non importa il tipo di musica a virgchiuscui mi dedico, quello che vorrei è che avesse sempre un significato, un impatto su coloro che la ascoltano e anche su di me.

Ty Le Blanc parla in questo modo della sua musica, in un video di presentazione del suo album «The Reason» uscito nel 2014. Ne parla con la passione negli occhi, con naturalezza e con l’orgoglio di chi vede in quello che fa qualcosa di se stesso, perché intorno a questa passione ha costruito la sua vita e la sua persona.

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La passione per la musica nasce infatti in tenera età, quando insieme al padre si sedeva al pianoforte a cantare e a imparare le prime note, nella città natale di El Paso, Texas. Il padre, pastore e militare, ha contribuito direttamente e non nella formazione di Ty Le Blanc: a causa, o forse grazie a, i continui spostamenti l’artista ha avuto la possibilità di viaggiare spesso, entrando in contatto con diverse tradizioni ma, allo stesso tempo, portando sempre con sé le sue radici: il gospel e il soul.
Non c’è stato poi un preciso momento o un’occasione in cui Ty Le Blanc si è appassionata alla scrittura o ha capito di voler intraprendere questa strada, è stato piuttosto un percorso interiore, una capacità e una passione che ha sempre avuto e che semplicemente è andata trasformandosi nel tempo e che, coltivandola, ha dato e sta dando tante
soddisfazioni. «Ogni volta che  sento il bisogno di esprimermi, mi siedo e metto le mie emozioni nero su bianco», dice. Oggi infatti Ty Le Blanc è una cantante e produttrice di grande fama che conta successi internazionali, e che si contraddistingue per un soul «fresco e diverso».
Oltre ai suoi numerosi successi, ha avuto l’occasione di esibirsi in concerti privati per attori famosi come George Clooney, Sandra Bullock, Leonardo Dicaprio solo per citarne alcuni.
È legata all’Italia sia professionalmente, basti pensare alle sue esibizioni all’Hotel Cipriani, al Peggy Guggenheim Collection, alla Biennale di Venezia, per non parlare dei numerosi festival a cui ha preso parte, sia personalmente, o almeno cosi ci piace pensare, per le collaborazioni con la cantante e musicista Elisa e per aver scritto tra l’altro insieme a Gianluca Ballarin la canzone Tutto quello che ho di Francesca Michielin, vincitrice di XFactor nel 2011.
Ma gli impegni e i rapporti con l’Italia non finiscono qui. L’artista si è infatti anche impegnata socialmente per raccogliere fondi da destinare alle persone in difficoltà. In particolare ha collaborato con l’Hard Rock Cafè di Venezia per la raccolta di fondi da destinare ai bambini in Moldavia, e con la Scuola di San Giuseppe, sempre a Venezia, in occasione della quale ha raccolto più di 10mila euro per aiutare a raccogliere fondi per vestiti, cibo e un’educazione per i bambini di Olepolos, in Kenya.
La sua non è quindi solo una voce che sa fare emozionare, che sa arrivare dritta nel cuore di chi la ascolta, o che è capace di far coesistere in un’unica canzone generi e stili diversi (e già queste cose la renderebbero un’artista di valore) ma è anche una voce che risuona non solo sui palchi, nei teatri o attraverso un microfono, ma anche nel mondo, in luoghi in cui c’è bisogno di sostegno di persone che hanno la possibilità di fare la differenza, e allo stesso tempo la volontà e la voglia di farla.
ty4Quello di Ty è uno stile che può non piacere a tutti, o almeno, non appassionare. Ma anche chi dovesse rimanere scettico non può negare la grande capacità di quest’artista, che più volte è stata definita «ecclettica» proprio per la sua capacità di amalgamare nella sua linea di musica, sempre nuovi stili, come se giocandoci potesse arrivare sempre ad un risultato nuovo e interessante. Una sola costante nella sua musica: il soul. Per il resto, è aperta a tutto: gospel e blues, rock, pop, reggae e R&B. La sua non è quindi musica commerciale, che si sente nei supermercati mentre si fa la spesa, o che si canticchia come nuovo tormentone. È una musica ricercata, elegante, destinata ad attirare l’attenzione di chi ascolta e per questo potrebbe non essere la passione «della massa».
Ma i veri appassionati non potranno sicuramente dimenticare la sua voce profonda, intensa e corposa. È una voce potente e ritmata, capace di scioglier e di far sentire ogni sfumatura.
In ogni sua canzone si sente una parte di lei, proprio Ty stessa ammette. Rende partecipi tutti delle sue emozioni personali, forse perché attraverso la musica è più facile comunicare e perché quando si comunicano emozioni si parla un linguaggio internazionale. Allo stesso tempo non si tira indietro di fronte al «nuovo»: è sempre pronta a sperimentare, caratteristica che denota una grande voglia di crescere e di migliorarsi sempre. La «fame» di novità e la curiosità sono forse due delle doti maggiori che un artista dovrebbe possedere.

Lei dice spesso di inserire emozioni personali nelle Sue canzoni: è un procedimento sempre facile o ci sono momenti in cui aprire il proprio cuore alla musica non è così semplice?
Questa è una bella domanda, e la risposta è no, non è sempre semplice. Ci sono molti fattori o distrazioni che possono mettersi in mezzo. Per questo motivo mi piace scegliere canzoni che hanno un significato per me, una canzone alla quale sono legata o che ha una particolare storia. Se non ha un significato particolare per me, vado alla ricerca di canzoni che hanno un significato per il mio pubblico. Qualcosa che possa portare tutti a provare le stesse emozioni. Ma anche dopo tutto questo, dopo aver scelto delle canzoni, a volte ci si accorge che l’energia non c’è, che l’atmosfera è spenta. Da artista, musicista e cantante ho una sorta di accordo con il mio pubblico riguardo lo scambio di energia: più le persone mi danno in termini di emozioni, più io riesco a restituirne. Io mi nutro dell’energia che il mio pubblico riesce a trasmettermi, riesco a percepire le emozioni e le sensazioni nella stanza, e questo è anche il motivo per cui preferisco avere un pubblico più ridotto durante le esibizioni, piuttosto dei grandi concerti, perché così riesco a percepire meglio l’energia.

È poi c’è la questione della scaletta dei concerti.
Tendo spesso a cambiarla anche durante le esibizioni stesse, perché mi piace ascoltare quello che il pubblico mi dice di voler ascoltare. In ogni ty1caso se non sento il buon umore o se alla mia band capita una giornata no o ho di fronte a me un pubblico difficile, quelli sono i momenti in cui scavo profondamente in me stessa, alla ricerca delle mie emozioni personali e scelgo una canzone che ha un significato particolare per me e che racconta una storia vera: Rather Go Blind di Etta James, che è una delle mie canzoni preferite ed è l’ideale quando si tratta di emozionare. In quei momenti canto come se fosse l’ultima occasione che ho di cantare, ed è lì che sono sicura di dare veramente tutto quello che potrei dare.

Qual è la canzone più felice che lei abbia mai scritto e a quale particolare momento della sua vita è legata?
Io scrivo molte canzoni d’amore, mi piace scrivere sull’amore è il mio argomento preferito. Ma se dovessi scegliere credo che direi Life’s a Funny Thing del mio album «Freedom». Nella canzone parlo di come la vita sia imprevedibile, sempre sorprendente e ricca di un bellissimo caos, di come non avrei mai immaginato di fare tutte le cose che ho fatto o che sto facendo ora. E invece, le ho fatte tutte. Ho immaginato questa vita per anni, l’ho sognata fin da quando ero bambina, ho immaginato di viaggiare, imparare nuove lingue e toccare le persone con la mia musica. Non avrei mai immaginato che tutto questo sarebbe diventato realtà, lo consideravo solo un sogno. E ora che invece vivo i miei sogni, cerco di non dare nulla per scontato, ne faccio motivo di felicità ogni giorno, sia dei momenti belli sia di quelli brutti. Mi godo tutto. Ogni singolo momento.

C’è qualcosa che cambierebbe della sua esperienza lavorativa passata?
Anche questa è una bella domanda. Oggi so così tante cose in più sulla musica come lavoro, sulla musica stessa e anche su di me. Oggi so chi sono, mi vedo chiaramente, conosco la mia verità, i miei desideri e non ho paura di raggiungere i miei obbiettivi perché so che tutto e di più è possibile. Ho imparato come trasmettere le mie emozioni e la mia personalità in ogni canzone che canto. Come cantante sono in continua ty5crescita, so come usare la mia voce in modi che non avevo mai pensato fossero possibili e ancora ne sto imparando di nuovi. È diventato un piacere giocare con questo dono e realizzare quanto siano infiniti i modi in cui usarlo. Per non parlare di come ho imparato a comunicare con gli altri per raggiungere i miei obbiettivi sul palco e nella vita. Quindi credo che il mio unico desiderio sarebbe quello di aver compreso prima queste cose, forse ora sarei ancora più avanti. Ma forse tutto è successo nel momento in cui doveva accadere, e io oggi non sarei dove sono se non avessi imparato cose preziose su me stessa attraverso le mie esperienze passate, e mi piace davvero molto dove sono ora. Quindi, riassumendo per rispondere alla tua domanda, no, non cambierei niente.

Immagini prese dal sito dell’artista (sezione foto) e dalla cartella stampa