Che confusione: gli scontri tra i cosiddetti competenti

Da poco meno di una settimana Borrelli, il Capo della Protezione Civile, ha deciso di cambiare la periodicità della conferenza stampa della Protezione Civile, portandola a frequenza bisettimanale (lunedì e giovedì) invece che giornaliera. Non si è comunque spezzata la voglia, ormai quasi morbosa, di aggiornamenti sul numero di contagiati, con i giornalisti che, ogni giorno, entrano in competizione per dare per primi i nuovi numeri. Questa ricerca di dati statistici, alimentata inizialmente dalle polemiche, con diverse istituzioni che davano numeri non congruenti, si è accompagnata a quella di informazioni sulla pandemia, più in generale, e sui risvolti economici di questa. Anche qui, come vedremo, non sono mancate le polemiche, con una comunicazione che è stata deficitaria in quasi tutte le sue parti.

Tralasciando le dichiarazioni antecedenti all’arrivo del virus in Italia, fin dall’inizio si sono rilevati i primi dibattiti, in particolare sui tamponi: il Governo sosteneva la linea dell’Oms, che consigliava di testare solo soggetti che presentavano sintomi e i loro stretti contatti, mentre l’ala dura e pura, guidata dai Prof. Crisanti e Burioni, premeva per i tamponi a tappeto e per l’uso delle mascherine. C’è da dire, in aggiunta, che Crisanti chiedeva alla Regione Veneto di testare preventivamente tutte le persone in arrivo dalla Cina, già prima del fatidico 21 febbraio 2020 e, ancora oggi, rivendica la sua decisione, criticando l’Oms e citando il Veneto come metodo di risposta efficiente. Se c’è una persona che Zaia, dopo aver cambiato idea sul da farsi più volte nei primi venti giorni, deve ringraziare è proprio Crisanti.

Abbiamo assistito poi allo squallido teatrino Gismondo – Burioni, con la microbiologa dell’Ospedale Sacco che sminuiva la portata degli effetti del virus in Lombardia, giudicandolo «come un’influenza», mentre l’infettivologo del San Raffaele la accusava letteralmente di diffondere scemenze. Un ennesimo scontro ha come protagonista Burioni, che in questi giorni si è scagliato contro il suo collega Tarro, il quale sosteniene che il virus scemerà da solo, senza bisogno di vaccino, con accuse reciproche di candidature a Miss Italia piuttosto che al Nobel. Il punto più basso è stato comunque raggiunto dal premio Nobel Montagnier, che ha colto il momento per lanciarsi nell’ennesimo complotto sul laboratorio di Wuhan che, per fortuna, è stato prontamente smentito da 10mila medici.

Anche dal lato economico notiamo diverse prese di posizione: c’è confusione tra il MES e il Recovery Fund, tra il SURE e i Coronabond. Dicono che le condizioni non sarebbero presenti per le spese sanitarie, ma sono una parte minima dei costi da sostenere per la crisi che sta arrivando in modo molto pesante. Ci sono 101 economisti che hanno sottoscritto un appello al Governo per non firmare il MES, mentre l’ex ministro Tria sostiene che sia meglio quest’ultimo rispetto agli Eurobonds. Abbiamo l’Osservatorio per i Conti Pubblici , presieduto da Cottarelli, che sostiene che lo strumento più veloce e sicuro è il MES e dall’altra parte c’è il Finantial Times, che ieri ha pubblicato un articolo in cui il Vice Direttore consiglia «un intervento potente della BCE per salvare gli Stati UE». In attesa dell’Eurogruppo di oggi, che dalle anticipazioni non discuterà di Recovery Fund, la confusione nell’opinione pubblica è ancora più ampia di quella dell’ambito sanitario.

Nella sanità, il prossimo tema di scontro saranno i vaccini: c’è chi ha dubbi su quanto si possa restare immuni, sulla scomparsa degli anticorpi e sulle mutazioni del virus. È necessario cambiare registro, con inviti in TV rivolti solo alle istituzioni (come gli esperti dell’ISS) e in modo limitato, per evitare sparate fuori scala che rivelano anche uno scarso rispetto verso malati, medici e infermieri. Per la parte economica, invece, attendiamo l’Eurogruppo di oggi, consci che in un’Europa così divisa si è già perso troppo tempo: le aziende aspettano risposte immediate.