M5S, che fortuna tutti quei no!

La pagina online Democratica, blog di informazione del Pd, si apre con le facce di Berlusconi, Salvini, Meloni e Di Maio, uniti dalla scritta «irresponsabili». È sempre divertente notare come sia facile catapultare sugli altri le proprie responsabilità. Infatti, se c’è una persona, o un partito, che ha la principale colpa di questo stallo istituzionale, senza troppi dubbi, quella persona è Matteo Renzi e quel partito è il Pd. Difatti, questa paralisi politica è dovuta a una legge elettorale, imposta con otto fiducie, che non consente a nessuno di vincere. Come ricorda il costituzionalista Ainis, in un’intervista sull’Huffington Post, una legge elettorale perfettamente proporzionale avrebbe permesso a Salvini e a Di Maio di fare un governo come avrebbero preferito, mentre una legge pienamente maggioritaria avrebbe concesso al centrodestra di governare. Dal momento in cui ci troviamo con il Rosatellum, tutto questo non è possibile. Poi, chiaramente, possiamo discutere delle responsabilità (evidenti) anche degli altri.
Nel frattempo un sontuoso Mattarella propone la soluzione più logica e probabilmente la migliore per tutti: un governo neutrale fino a Dicembre, per poi tornare al voto a inizio 2019. Giusto il tempo di fare quelle due o tre cose necessarie per il Paese, approvazione della finanziaria e una legge elettorale decente. Un governo neutrale sostenuto da tutti sarebbe la soluzione migliore: il M5S avrebbe sia la possibilità di mantenere inalterata la propria purezza (non alleandosi con nessuno) e, contestualmente, darebbe un segno di vera responsabilità; il centrodestra unito potrebbe continuare la sua crescita nei sondaggi e nei risultati (il Friuli-Venezia-Giulia ne è un esempio); anche il PD potrebbe trarne vantaggio, facendo fuori definitivamente Renzi e i renziani (ammesso che la minoranza dem ne sia capace e ne abbia la volontà) ed evitando elezioni anticipate che porterebbero il partito a percentuali da prefisso telefonico.
La proposta di Lega e M5S (anche se Di Maio ha già raddrizzato il tiro) di andare a elezioni a luglio è a dir poco tragica, non solo per il prevedibile astensionismo, ma anche perché non ci sarebbero tempi e modi di cambiare il Rosatellum. Tornare alle urne con questa pietosa legge elettorale sarebbe un’ulteriore perdita di tempo. Salvo rivoluzioni o cataclismi del pianeta, il risultato rischierebbe di essere ancora lo stesso e di conseguenza un nuovo stallo. È chiaro che tornare alle urne nell’immediato permetterebbe di far fuori definitivamente il Pd che, nonostante abbia perso catastroficamente il 4 Marzo, riesce ancora nell’impresa di perdere ulteriore consenso. Geniali. Anche a Berlusconi non conviene andare ad elezioni anticipate: il rischio di uscirne ulteriormente ridimensionato è altissimo.
In questo marasma generale, tra responsabili e irresponsabili, Salvini ha dimostrato di non volersi staccare da Berlusconi anche perché, senza i voti di FI, la Lega rischia di contare quasi meno del Pd, mentre Di Maio ha dimostrato di essere molto più politico di quanto non si pensasse; il tentativo di dialogo con tutti (escluso, fortunatamente, Berlusconi) lo ha messo in grande spolvero agli occhi di quell’elettorato moderato necessario per vincere le elezioni. Ad aiutare Di Maio e il M5S ci si sono messi Salvini e il Pd: il primo perché ha preferito Berlusconi, mentre il secondo perché si è tirato indietro da ogni possibile confronto. Tra le altre cose, la più grande fortuna del M5S è proprio il fatto che non si sia (ad oggi) alleato con nessuno. La gestione di queste settimane post voto risulterà determinante nelle prossime elezioni e, già da qua, Di Maio potrebbe partire con un piede avanti.