M5S: il codice di comportamento consegna tutto a Grillo

Il nuovo codice di comportamento del Movimento 5 Stelle è stato approvato con il 91% delle preferenze. Ad avere la possibilità di voto, attraverso il blog, sono stati tutti gli iscritti dal primo luglio 2016. Tale ratifica chiarisce come si debbano comportare gli eletti del Movimento, compresi assessori e collaboratori, e in parte cambia quello che era previsto fino a ora dal non statuto e dagli altri regolamenti.
Il primo e forse più importante cambiamento riguarda il modo in cui agire nel caso di ricezione di un avviso di garanzia. Se fino a primo la posizione su tale argomento era piuttosto intransigente (per Di Maio, a fine 2014, «Ai politici non va applicata la presunzione di innocenza»), con come ovvia conseguenza l’espulsione, ora si deciderà caso per caso. Chi ricevesse un avviso di garanzia ha l’obbligo di informare i vertici del Movimento, punto diventato di primo interesse dopo il caso Muraro, e saranno poi Beppe Grillo e il Collegio dei Probiviri a decidere le eventuali sanzioni da applicare. La discrezionalità è totale, in quanto si deciderà in base alla possibilità di lesione «dei principi o dell’immagine del Movimento 5 Stelle». È prevista la possibilità di appello presso un apposito Comitato. Le condanne, anche se solo in primo grado, restano invece ragione di immediata espulsione. Sono esclusi solo i cosiddetti reati di opinione, per i quali vale lo stesso meccanismo appena descritto.
Viene introdotta anche la possibilità di autosospensione, al fine di proteggere l’immagine del Movimento stesso. Essa non è da considerarsi un’ammissione di colpa e, in caso di dolo, non preclude la possibilità di ulteriori sanzioni, anche se potrebbe essere considerata un’attenuante. Anche qui la diversità di vedute è netta, con Di Maio che, nel medesimo post di cui sopra, definiva «prese in giro» sia le autosospensioni sia i commissariamenti.
Il cambiamento è palese, soprattutto ricordando il comportamento tenuto con la stessa Muraro e, ancor prima, col sindaco di Parma Pizzarotti, che a questo proposito si è espresso sottolineando che «questo regolamento certifica che quando hanno intrapreso azioni contro di me se le sono inventate, questo regolamento se volessero potrebbero interpretarlo per riammettermi». Quello che stride è che modifiche così profonde avvengano in totale continuità e quasi senza alcuna discussione interna, senza in alcun modo rinnegare le diversità fino a prima perpetrate e con un tempismo che non può che sembrare sospetto, visto che tutto avviene prima di un potenziale avviso di garanzia per Virginia Raggi. Altro punto oscuro è la discrezionalità di decisione totalmente in mano a Beppe Grillo, in modo ormai lontanissimo dal motto «uno vale uno» su cui, inizialmente, il Movimento era stato edificato.