Compio gli anni e rinasco, dopo 5 anni di niente

Questa volta mi ritrovo a scrivere di un tema molto importante per me. Probabilmente per tutti. Un tema che ci passa sotto il naso, viene dato per scontato, sembra che quasi non esista. In realtà rimane il movente di ogni vita.
Artefice. Medicina. Veleno.
Di cosa sto parlando?

Elena Ventura
Elena Ventura

Del tempo. Un argomento molto ampio. Immenso. E che ne so io del tempo. Voglio scriverne perché sto scrivendo e tra un’ora scatterà la mezzanotte e io conterò ben 21 anni sul calendario della mia vita.
Ma questa volta è tutto diverso. Perché io mi sento come se questo fosse il mio primo anno di vita.
Chi lo decise, che mi sarei spenta per cinque anni, ancora non lo so. Forse il tempo. Voleva prendersi una pausa, da me. Anche per lui ero troppo. Adesso però, sempre il tempo, mi ha curata, e riaccolta nel suo fruscio elegante dei secondi. Li sento. Uno per uno. Ogni lettera che scrivo è un secondo bruciato. Morto. Per sempre. Ma non ci do peso.
Tutti conoscono la frase «vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo».
Ecco, io mi ribello. Perché vivere il nostro tempo come se stesse per finire? Non sono d’accordo.
Ho vissuto il mio ultimo giorno. Che ultimo poi non fu: il peggiore della mia vita. Non sentii nulla. Perché se vivessimo come se il nostro tempo fosse agli ultimi rintocchi… Ci arrenderemmo. Sconfitti. Pieni di rimpianti.
Dunque correggo il famoso detto con «vivi ogni giorno come se ce ne fossero altri infiniti».
Perché non c’è nulla di più bello che sapere che tutto è possibile. Che non ci siano scadenze o programmi. Che la nostra vita sia aperta ad ogni possibilità e che non sia mai troppo tardi per realizzare i propri sogni.
Per guarire.
Per rincominciare a vivere.
Anche a 21 anni.
Il tempo prende le persone, le energie, le passioni… Tutto. Se lo porta con sè in un grosso girotondo che va veloce e tu ti vedo scorrere tutto via. Solo se resti fermo a guardare. Nell’occhio del ciclone.
Ma se qualcosa davvero ti richiama l’attenzione, addirittura ti rapisce il cuore e ti slancia in avanti, dove di preciso non si sa. Perché non iniziare a correre? Correre col tempo e viverlo in ogni istante. Assaporare l’aria che respiriamo e dire ciò che veramente proviamo. Esprimerci in tutta la nostra essenza, chiaramente. Come chiaro è il ticchettio dell’orologio.
Prendere in mano le redini e galoppare via.
Scrissero dei 20 anni come un’età che schiarisce l’anima e profuma l’aria di fresco.
Scrissero dei 20 anni come emozioni intrecciate in lunghi nastri colorati, legati sopra gli occhi, perché non serve vedere, ma solo sentire.
20 anni di vita, ma che vita non era. Erano giorni alternati tra la consapevolezza di dover esistere e il voler vivere.
Poi arrivo io, al mio ennesimo anno di vita e mi chiedo chi io sia.
Perché a 7 anni già mi immaginavo come sarei stata “da grande”.
Ho 20 anni, ancora per poco. il mio pensiero non è vivere la giornata, ma scusarmi per il resto dei miei giorni di non essere riuscita ad essere quella donna che da bambina credevo sarei diventata.
Porto dentro l’amarezza e il senso di colpa. La forza di un uragano, il riscatto di chi non sa morire.
Perché a 20 anni, è la vita che ti tiene in vita.
Tra poco sarà mezzanotte. E io ricomincerò da capo.
Perché non farlo tutti, tutti i giorni?