Consip, Lillo: «Sciarelli e Woodcock non sono le mie fonti»

Ancora novità riguardanti lo scandalo Consip, questa volta riguardanti proprio Il Fatto Quotidiano che per primo, a dicembre scorso, aveva dato la notizia delle indagini sul ministro dello Sport Luca Lotti, su Emanuele Saltalamacchia, comandante dei Carabinieri della Legione Toscana, e su Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma.
L’inchiesta era partita grazie alla procura antimafia di Napoli, che indagando su alcuni supposti legami tra alcuni dipendenti che lavorano nell’ospedale Cardarelli e la camorra, ha scoperto questo intreccio. Il magistrato che ha seguito la vicenda è Henry John Woodcock, una faccia già nota alla carta stampata, e i nuovi sviluppi legati all’indagine hanno a che fare proprio con lui.
Il magistrato è stato indagato per rivelazione di segreto d’ufficio: avrebbe passato alcune informazioni riservate relative al caso al giornalista del Fatto Marco Lillo, autore dello scoop.
Secondo la procura di Roma, che ha vagliato i tabulati telefonici, la notizia sarebbe arrivata al giornalista tramite la collega Federica Sciarelli, che è nota sia per il suo lavoro di giornalista sia per essere legata sentimentalmente a Woodcock.
Secondo i magistrati il giornalista avrebbe ottenuto, in una telefonata con la Sciarelli che risale al 20 dicembre, delle informazioni sui verbali di Luigi Marroni e Luigi Ferrarra e avrebbe avuto notizie sull’iscrizione nel registro degli indagati di Tullio del Sette e di Luca Lotti.
Marco Lillo nega i fatti e sostiene che la procura si è sbagliata e che il magistrato e la collega sono innocenti: «I pm di Roma hanno preso un granchio».
Infatti secondo la ricostruzione del giornalista la fonte non è la Sciarelli e l’unico intento della telefonata era quello di scoprire se quel giorno Woodcock si trovasse a Roma per poter capire e verificare se vi fosse realmente in corso una perquisizione negli uffici della Consip.
Lillo ha dichiarato sul Fatto che la giornalista non sapeva né il vero motivo della domanda né che il magistrato si trovasse realmente a Roma: dalla testimonianza del giornalista Woodcock viene descritto come una persona così professionale da mentire anche alle persone a lui più care, tanto che aveva detto alla Sciarelli che quel giorno non si trovava a Roma.