Dal Sardex al Venetex: le monete interne sono sempre di più

Antonio Pappalardo, Generale dei Carabinieri ora in pensione nonché capo del «Movimento dei gilet arancioni», siciliano doc, si è candidato alla guida dell’Umbria, che andrà al voto il 27 ottobre. In un’intervista al Corriere dell’Umbria si è lanciato in una provocazione, o per meglio dire in una sparata elettorale. Citiamo: «Se sarò eletto stamperò, tramite una banca controllata dalla Regione, la lira umbra che verrà elargita a tutti i cittadini. Dal primo gennaio conto di poter dare a tutti mille lire in più. Serviranno ad acquistare i prodotti tipici dell’Umbria e a rimettere in moto l’economia. Conto di azzerare la disoccupazione in un anno».

Al di là delle manie di autoritarismo e di protagonismo di Pappalardo, prendiamo spunto da ciò per parlare di monete regionali. Naturalmente non si parla di moneta stampata controllata direttamente dalle Regioni, ma di metodi di pagamento elettronici, a circuito chiuso, che possono essere utilizzati da chi è iscritto alle diverse piattaforme, rigorosamente private, presenti in diverse zone del Paese. Vediamo alcuni esempi.

Il primo a nascere è stato Sardex: in una realtà così distante dal «Continente» può effettivamente far comodo avere una moneta interna di scambio. Il circuito, nato nell’ormai lontano 2010, vanta in tutto mezzo miliardo di crediti transati, di cui ben 400 milioni in Sardegna. Il sito dà la misura di quello che rappresenta uno strumento simile nel territorio, uno dei passaggi dice, per esempio, che «lavoriamo insieme per trasformare il potenziale produttivo inespresso di migliaia di aziende e professionisti in ricchezza reale. Centinaia di milioni di euro di beni e servizi che non avrebbero trovato spazio nel mercato tradizionale sono stati venduti e acquistati in Sardex.net, trasformando perdite di profitto e mancati guadagni in risparmio e migliore qualità della vita».

Dopo qualche tempo, con la stessa linea di regia, è nato Venetex, circuito attivo dal 2016, con sede a Padova. Ha iniziato collaborazioni anche con Banca Etica e vanta il sostegno della Regione Veneto. Dalla pagina web citiamo l’obiettivo: «Venetex.net è un circuito integrato progettato per facilitare le relazioni tra soggetti economici operanti sul territorio e per fornire loro strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari».

Il circuito agisce su quattro parole chiave: Unire gli attori economici del territorio, Valorizzare le relazioni tra essi, Promuovere le produzioni locali, Supportare gli operatori economici. Nel 2017 hanno lanciato l’App del circuito e gennaio 2018 hanno superato i due milioni di crediti transati, superando i 500 iscritti ad agosto. La crescita è stata esponenziale, fino agli 8 milioni di crediti transati nell’agosto 2019. Il successo è dato dall’ampiezza della platea di iscritti e dalla diversificazione deil mercato, che va dal settore green a quello culinario.

Questa intuizione è quindi nata in Sardegna e, oltre al Veneto, si è ramificata in altre dieci regioni italiane. Anche De Magistris, ricordiamo, ha lanciato l’idea di una moneta ad uso interno napoletano circa un anno fa, approvando anche una delibera di Giunta. C’è però da dire che lì, a Napoli, era già partito un esperimento dello stesso tipo nel 2012, poi fallito. È chiaro comunque che ormai anche gli enti locali locali guardano con favore a queste forme di credito circostritte, assolutamente legali, diverse dalla norma: lo Stato dovrà imparare a gestire sempre meglio questo fenomeno, che può rivelarsi un’oppurtunità e che è in crescita costante.