Dati sensibili minacciati: i casi recenti

Nell’era della tecnologia siamo letteralmente bombardati da informazioni. In questo inizio anno son passate però in sordina, a causa di altri fatti più importanti, alcune notizie che ci riguardano molto da vicino: riguardano, appunto le informazioni. Non quelle che ci arrivano dall’esterno, bensì quelle che noi immettiamo nel sistema, tramite i social o tramite diversi siti a cui periodicamente accediamo, accettando i famosi cookies e mettendo a rischio la nostra privacy. Questa parola, di cui si abusa pesantemente, racchiude comunque una vastità di operazioni di cui siamo protagonisti ogni giorno e in questi giorni sono emersi diversi casi significanti.

Banalmente, rientra tra questi casi anche quella che viene definita «attività di marketing selvaggio» via telefono: la Tim è stata accusata appunto di telemarketing spinto, verso milioni di persone, per circa un anno e mezzo. Sono state vittime di questo sistema anche persone non presenti negli elenchi dei contattabili da Tim, mentre in un caso specifico la vittima ha ricevuto ben 155 chiamate in un mese. Per questi fatti, giudicati dal Garante della Privacy come «numerose e gravi violazioni della disciplina in materia di protezione dei dati personali», la sanzione è stata di 27.8 milioni di euro.

Un settore sempre più a rischio di furti di informazioni è quello medico, con le cartelle cliniche che costituiscono una fonte inestimabile di dati sensibili. L’azienda russa Kaspersky ha rilasciato il bollettino sulla cybersicurezza proprio il 20 gennaio, nei giorni in cui si è diffuso l’allarme del coronavirus e sembra che la nuova frontiera per gli hacker sia proprio quella di appropiarsi dei dati sanitari, con il principale scopo di sfruttarli per effettuare nuove truffe online. Sotto attacco ci sarebbero quindi le istituzioni pubbliche: a Erba, nello scorso dicembre, sono state oscurate 35mila radiografie, chiedendo in cambio soldi per renderle nuovamente fruibili. Non è da dimenticare inoltre l’attacco al sistema sanitario globale del 2017, che ha colpito in particolare la Gran Bretagna; il quell’occasione, era richiesto di pagare un riscatto in bitcoin.

E proprio dalla Gran Bretagna arriva forse la notizia più importante di questi giorni su questo fronte. Il Regno Unito ha confermato di volersi servire anche di Huawei per completare la rete 5G, in contrapposizione ai consigli degli USA. Questo fatto è abbastanza importante, soprattutto dopo gli sviluppi sulla Brexit, per cui si pensava lo UK intraprendesse una strada più vicina a quella indicata da Trump, che teme che tramite le infrastrutture si possano dare in pasto alla Cina, eterno rivale, settori strategici che interessano tutto l’occidente.

Ormai siamo quasi assuefatti da tutto ciò che riguarda la privacy, diamo per scontato che i nostri dati siano ormai in pasto a molti, ma la guardia non va abbassata e sempre molto più spesso sentiremo parlare di hackeraggi, riscatti e diatribe internazionali su quello che è e rimarrà un tema mondiale.