Droga alla Camera? Ditelo, non fate gli ipocriti!

Secondo l’inchiesta con cui il Fatto Quotidiano ha lanciato il suo nuovo mensile Millenium, i deputati italiani farebbero uso di cocaina nelle pause tra una seduta e l’altra. L’inchiesta è firmata dal giornalista Thomas Mackinson, che è entrato nei bagni dell’atrio della Camera e ha controllato la presenza di tracce della droga su diverse superfici, usando delle apposite salviette che si tingono di blu a contatto con essa.
Una cosa simile era già accaduta, in passato, sia in Gran Bretagna, per opera del Sunday Times, che in Germania, dove risultarono positivi 22 servizi sui 28 testati. Le reazioni dal mondo della politica non si sono fatte attendere. Giovanardi, tra sempre tra i più conservatori su questo tema, ha messo in dubbio la bontà dell’inchiesta, sottolineando come l’accesso a tale bagni non sia esclusivo dei deputati, ma è consentito a chiunque lavori a Montecitorio, compresi gli stessi giornalisti. Di diversa opinione è  Pippo Civati, che dichiara come il fatto non sia per lui sorprendente e che «il dato rilevante è che ancora una volta di più questo episodio sottolinea l’ipocrisia di alcuni esponenti politici». Sulla stessa linea è anche il Movimento 5 Stelle, che, tramite Tiziana Ciprini, vede nell’accaduto la risposta alla bocciatura degli ordini del giorno coi quali venivano chiesti per i parlamentari controlli antidroga simili a quelli già previsti per molte altre categorie professionali.
Non è la prima volta che i politici italiani vengono accusati di far uso di sostanza stupefacenti. Già nel 2001 Ramon Mantovani, allora con Rifondazione, denunciò comportamenti di questo tipo. Nel 2006, invece, a fare uno scoop simile furono Le Iene, che analizzarono 50 tamponi provenienti dalla fronte di altrettanti parlamentari, prelevati da una truccatrice. A risultare positivi furono in 16 e la trasmissione fu accusata di violazione della privacy, pur non avendo reso pubblici i nominativi. Nel 2009 arrivo il test volontario promosso dallo stesso Giovanardi e, sui 232 che si sottoposero a esso, uno solo risultò positivo.
Probabilmente anche questa nuova inchiesta finirà presto nel dimenticatoio. Quello che non si capisce è però come la maggioranza di coloro che dovrebbero legiferare disinteressatamente su un argomento così importante, non siano preoccupati di togliere ogni dubbio possa esserci riguardo al loro comportamento. Chi davvero non fa uso di sostanze stupefacenti dovrebbe essere il primo a volere controlli che sgomberassero il campo da ogni zona d’ombra. Così come chi ne fa uso e lo ritiene giusto, dovrebbe combattere per la legalizzazione anche per gli altri e farlo alla luce del sole. Ogni altro agire non può che essere ipocrita o disonesto.