Dungeons and Dragons: quello di Stranger Things?

Sì, finalmente troverete la risposta alle vostre domande: Dungeons and Dragons è il gioco da tavolo con cui si apre la prima stagione della oramai iconica serie Netflix Stranger Things.

Il gioco tuttavia non arriva dagli anni ’80, bensì dal decennio prima. Grazie all’intuizione degli ideatori Gary Gygax e Dave Arneson negli anni ’70; da allora è iniziata la sua ascesa, con una stima di circa 20 milioni di giocatori, traduzioni in molte lingue e oltre 1 miliardo di dollari di vendite di manuali e accessori fino al 2004. Il fenomeno si era stabilizzato per poi riprendere con un +33% nell’ ultimo anno, proprio grazie alla pandemia.

Il boom di questo gioco è da ricercare nella sua inventiva. Ogni giocatore crea il proprio avatar detto PG, che assieme ad altri giocatori prende parte ad un campagna, ovvero un’avventura immaginaria creata dal master, colui che plasma il mondo di gioco e gli enigmi, nonché i mostri da sconfiggere, attingendo sia dal proprio immaginario, sia dai manuali per poter creare una sfida equilibrata. Il gioco prende poi forma dall’immaginario di tutti i partecipanti, che con l’aiuto dei dadi e delle descrizioni verbali delle proprie azioni, dettano l’andamento della campagna e la risoluzione delle fatiche ludiche.

Ma perché questo gioco di ruolo è tornato in auge? Innanzitutto c’è da dire che Dungeons & Dragons in particolare gode di una élite di partecipanti da sempre legati al genere e che con il Covid hanno ripiegato sulle sue versioni online. Anche così ad oggi rimane uno dei pochi angoli ludici in grado di mettere a confronto giocatori reali in un contesto fantastico, ma legato ad azioni e riflessioni che pescano dalla capacità di ingegno, riflessione e semplice complicità emotiva. Inoltre, proprio la fantasia sembra essere un’altra arma vincente, poiché durante il periodo di pandemia la voglia è proprio quella di fuggire dalla realtà.

In generale, oltre a D&D, il mercato dei giochi in scatola sta godendo di una nuova performance positiva e con ottime prospettive. Infatti, oltre ai dati italiani che li vedono in crescita, anche Inghilterra, Germania, Stati Uniti e Canada hanno un comparto che sale tra il 15% e il 40%.

Bisogna ricordare poi che, proprio nel cuore dell’Europa, è stato istituito, ormai nel lontano 1978, il premio Spiel des Jahres (letteralmente Gioco dell’anno), un vero e proprio Oscar dei giochi in scatola, dove anche solo una nomination può valere fino a centinaia di migliaia di copie vendute. Non è un caso che Dixit, il gioco da tavolo probabilmente più venduto nel vecchio continente, lo ha vinto nel 2010.