Ecatombe 5 stelle: ecco cosa ha sbagliato e non ha sbagliato Di Maio

È ecatombe, disastro, diluvio universale per i 5 Stelle. Bengodi per Salvini e Meloni. Male Berlusconi che va sotto il 10%, ma bene perché le possibilità di governare sono più vicine che mai. Bene Zingaretti che dà una scoppola ai 5 stelle e fa sapere di essere vivo, nonostante su scala nazionale la situazione peggiora visto l’avanzamento del cdx.

Salvini vince agile, il risultato che molti ritenevano impensabile era altamente prevedibile. Con un’opposizione che lo ha criticato solo per il presunto nazi-fascismo e non per le evidenti contraddizioni interne e le poche cose fatte non poteva andare altrimenti. L’elettorato si è diviso in due poli a discapito dei 5 stelle e si è polarizzato su chi odia Salvini, e quindi vota Zingaretti, e su chi lo idolatra. I 5 stelle non hanno toccato palla semplicemente perché sono al governo con lui, e quindi un elettore, nonostante le critiche rivolte da Di Maio all’alleato di governo, ha preferito comprensibilmente votare Zingaretti seppur con una totale assenza di innovazione mostrata finora da quest’ultimo: per esempio andare ad incensare la TAV o mettere ai vertici del partito gente come Zanda che poi ti presenta la proposta per aumentare gli stipendi dei parlamentari; e ancora promettere 50 miliardi sul rinnovabile e 800.000 posti di lavoro.

5 stelle, errori e non. Ha penalizzato molto i pentastellati l’alleanza con la Lega; molti elettori dimenticano che il M5S aveva chiesto dopo le elezioni di fare il contratto di governo sia al Pd che alla Lega e che il Pd aveva risposto picche, quindi il M5S è stato obbligato ad allearsi con Salvini per via di una legge elettorale votata da Partito Democratico e Lega, ma questo dall’elettore medio che non sta dentro le vicende è stato poco percepito e visto da quelli di sinistra come un tradimento dei valori. Poi c’è la faccenda sulla nave Diciotti, molti che erano riusciti a mandar giù il rospo dell’alleanza col carroccio non hanno mandato giù la non autorizzazione a procedere da parte dei magistrati contro Salvini, questo sì un vero tradimento dei valori del m5s. Di Maio ha poi provato a giocare la palla dell’onestà, dell’anticorruzione sul caso Siri, e ha indubbiamente vinto la battaglia facendolo dimettere, ma evidentemente in termini elettorali ha sbagliato perché da un paese che vota da 30 anni delinquenti conclamati come Berlusconi non si può pretendere un’attenzione sulla questione morale (la gente tifa e grida al complotto dei magistrati quando vede un’indagine). È stato visto dagli elettori come l’alleato infedele che tentava di distruggere il percepito nuovo, ovvero il Capitano, e che pure regalava un po’ di soldi ai poveri invece di dare lavoro (una vergogna). Poi la stampa lo ha massacrato sul reddito di cittadinanza tanto ché esistono addirittura persone, e forse sono la maggioranza, che credono veramente che Di Maio avesse promesso 780€ a tutti e poi ne abbia rifilati 40€. Un capolavoro di diffamazione su scala nazionale. Di Maio ha sottovalutato anche il fattore web: convinto di avere la rete dalla sua parte non ha speso neanche un euro per fare campagna elettorale sulla rete, mentre i suoi avversari hanno speso rispettivamente 550.000€ (PD) e 800.000€ (Lega). Insomma fra errori commessi, un astensionismo al sud molto penalizzante e un elettorato non molto attento né alla questione morale né alle vicende politiche Di Maio è passato dal 33% al 17% in poco più di un anno.

Ora il centrodestra ha circa il 50% dei consensi e se volesse potrebbe andare ad elezioni e governare agile, in scioltezza, con Berlusconi ministro della giustizia, Meloni ministro dello sviluppo economico e Salvini premier. E la sinistra che gridava al governo peggiore di tutti i tempi rimpiangerebbe il SalviMaio.