A Firenze il G7 della cultura: tuteliamo l’arte mondiale

Tra il 30 e il 31 marzo si è tenuto a Firenze il «G7 della cultura», in assoluto il primo nel suo genere, che ha visto la partecipazione, oltre naturalmente al nostro ministro del MiBact Dario Franceschini, dei rappresentanti della cultura di altri 6 paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Canada e Giappone. La serie d’incontri si è svolta tra le mura dello splendido Palazzo Pitti, nello storico cuore del capoluogo toscano.
Come atto di chiusura, i 7 rappresentanti hanno provveduto a siglare un documento, nominato Dichiarazione di Firenze, alla presenza del Commissario Europeo Tibor Navracsis e del Direttore Generale Unesco Irina Bokova. Nella Dichiarazione vi è la ripresa della risoluzione 2347/2017 appena approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu con l’unanimità dei consensi: si condanna la distruzione del patrimonio culturale (per esempio, gli scempi dello Stato Islamico in Medio Oriente) e si richiama la comunità internazionale a un maggior impegno contro il traffico illegale di beni culturali e nelle azioni di salvaguardia e valorizzazione di opere d’arte, monumenti, siti archeologici, beni librari e archivistici nelle zone coinvolte in conflitti armati.
La Dichiarazione di Firenze – il cui testo integrale è consultabile sul sito del MiBact – rielabora ed enfatizza temi già trattati in precedenza nella Dichiarazione di Milano, siglata il 31 luglio 2015 in occasione di Expo 2015, e nella Dichiarazione di Abu Dhabi, resa durante la Conferenza per la tutela del patrimonio culturale a rischio, il 2-3 dicembre 2016.
I rappresentanti dei 7 paesi rivolgono un sentito appello in primo luogo alle organizzazioni internazionali, in particolare all’Unesco, le cui iniziative (es. la campagna Unite4Heritage) sono riconosciute e appoggiate. L’appello è altresì rivolto «a tutti gli Stati affinché adottino misure robuste ed efficaci per contrastare il saccheggio e il traffico di beni culturali dal loro luogo di origine, in particolare dai Paesi in situazione di conflitto o di lotte intestine». L’obiettivo del G7 cultura è quello di mettere in atto gli strumenti di diritto nazionale esistenti per tutelare il patrimonio culturale mondiale. La minaccia, per la quale è espressa profonda preoccupazione, è messa ben in evidenza tra le righe della Dichiarazione: essa «deriva non solo da attacchi terroristici, conflitti armati e calamità naturali, ma anche da razzie, saccheggi e altri crimini perpetrati su scala globale». La ferma convinzione dei ministri della Cultura del G7, che ha funto loro da guida per la stesura del testo della Dichiarazione, è che il patrimonio culturale sia uno strumento importante per la crescita sostenibile e tecnica, inteso come ambito ideale in cui misurare le opportunità offerte dall’era digitale. Inoltre, punto cardine di tutta la Dichiarazione, è la considerazione del patrimonio culturale quale strumento che «contribuisce a preservare l’identità e la memoria dei popoli e favorisce il dialogo e lo scambio interculturale tra tutte le nazioni, alimentando la tolleranza, la mutua comprensione, il riconoscimento e il rispetto delle diversità». Le ultime righe della Dichiarazione esortano le future presidenze del G7 a monitorare l’avanzamento degli impegni assunti, organizzando vertici dei ministri della Cultura e delle organizzazioni internazionali. Dario Franceschini ha definito «un onore» il fatto che la stesura di un documento di tale importanza sia avvenuta proprio in Italia, a Firenze, vera e propria roccaforte del patrimonio Unesco.
«La cultura come strumento di dialogo tra i popoli», così recita il sottotitolo della Dichiarazione di Firenze: ci auguriamo che queste splendide parole non restino mero inchiostro su un foglio di carta ma trovino concreta applicazione nelle politiche nazionali e internazionali di ogni Stato e organizzazione.