Firenze: una mostra per salvare l’arte terremotata

«Facciamo presto! Marche 2016-2017: tesori salvati, tesori da salvare»: era questo il titolo della mostra allestita dal 28 marzo al 30 luglio nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi a Firenze. Il tema, di facile intuizione, riguardava l’arte marchigiana colpita dal sisma del 24 agosto 2016 e vantava la splendida Annunciazione del pittore maceratese Giovanni Angelo d’Antonio (XV secolo) come immagine simbolo. Curata da Gabriele Barucca, soprintendente di Mantova, Lodi e Cremona, l’esposizione si era posta sin dall’inizio un obiettivo triplice: innanzitutto, far conoscere e promuovere la regione Marche e la sua cultura; poi mantenere la fruibilità di capolavori di maestri quali Vittore Crivelli (1430/35-1501/1502), di Paolo da Visso (attivo tra il 1435 ca. e il 1482), Giovan Battista Tiepolo (1696-1770) e altri, in attesa della riapertura dei rispettivi musei danneggiati; infine, raccogliere fondi, infatti un euro derivante dalla vendita di ogni biglietto è stato destinato al recupero e/o al restauro di opere terremotate.
La mostra ha riscosso un discreto successo, attirando un buon numero di visitatori, in particolare stranieri. L’incasso è stato notevole: 649mila euro in soli quattro mesi, una cifra significativa, in quanto simbolo di una desiderata ripartenza dei territori del Centro Italia. «L’ingente somma ci consentirà di allestire adeguati depositi per le opere fino a che non verranno ricollocate nei loro luoghi di origine. Restauri e nuovi interventi sui depositi verranno concordati con i prestatori per valorizzare l’enorme patrimonio culturale del territorio dei Sibillini», sono le parole di Carlo Birrozzi, soprintendente di Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche.
Tuttavia, la mostra «Facciamo presto» non può ancora ritenersi conclusa del tutto. Uno dei tesori marchigiani, tra i più belli e più celebri, resterà esposto al Museo nazionale del Bargello fino al 31 gennaio. Si tratta del Reliquario di Montalto, una scintillante e complessa opera di oreficeria le cui parti più antiche datano del Trecento; situato in origine al Museo Sistino Vescovile di Montalto (Ascoli Piceno), era stato anch’esso trasferito agli Uffizi per la mostra. Anche in questo caso, vi è un obiettivo finanziario: promuovere un crowdfunding e la vendita di pubblicazioni sul Reliquario nel bookshop del Bargello al fine di raccogliere fondi per restaurare. «Vorremmo che il Reliquiario, tra i pochissimi oggetti medievali a tutto smalto arrivati a noi, diventasse anche un invito a conoscere le Marche. Il terremoto nella nostra regione ha colpito 84 Comuni e abbiamo raccolto più di diecimila opere nei depositi, quello del ministero ad Ancona e in almeno tre delle diocesi» ha commentato Birrozzi. Da metà novembre, al Museo del Bargello sarà organizzata una serie d’incontri sul Reliquario con la partecipazione di vari specialisti. Oltre allo scopo finanziario, il prolungato soggiorno del capolavoro dell’arte marchigiana nel capoluogo fiorentino aiuterà a mantenere viva l’attenzione in merito ai danni provocati dal terremoto e all’impellente necessità di fondi per il restauro dei tesori dell’Italia centrale.