Quel genio del male di David Lynch si racconta in un libro

Quando non si sa che cosa scrivere si dice di scrivere di ciò che si conosce e da lì le parole dovrebbero fluire da sole, come se non dipendessero più dalle nostre dita, ma dalla volontà delle parole stesse. Succede che allora io cominci a scrivere, mi fermi, alzi gli occhi dal computer e contempli il vuoto e dietro il vuoto veda la mia libreria e al suo interno libri, illustrazioni, altri libri, ancora libri, cartoline, action figures (perché, ammettiamolo, non si è mai troppo grandi per le action figures o i video dei gattini). Tutto questo per dire che oggi scelgo di parlare di un libro, che ovviamente non è solo un libro, nessun libro che ti faccia anche solo venir voglia di sottolineare una frase è mai solo un libro, tranne i libri di matematica, loro vengono discriminati a prescindere.
Ma torniamo a noi e a i «consigli non richiesti, ma che vi darò comunque». Il libro di cui vorrei parlare è Perdersi è meraviglioso (Minimum Fax, 18 euro), una raccolta di interviste da parte di diversi autori fatte a colui che io considero un genio (del male, ma pur sempre un genio): David Lynch.
David Lynch è un personaggio singolare, lo si può evincere facilmente sia dalle interviste che dai suoi film che potremmo definire un «viaggio senza ritorno nell’inconscio».
Se avete mai sentito parlare di Velluto Blu, Mullholland Drive o I segreti di Twin Peaks, ebbene, lui è il colpevole.
Mi soffermo un attimo su I segreti di Twin Peaks, serie tv di culto degli anni Novanta che è tornata con una terza stagione quest’anno, a 25 anni dal debutto, per finire ciò che aveva cominciato, ovvero tormentarci e lasciarci con meno risposte di prima. Questa è facilmente la serie tv più difficilmente spoilerabile della storia, in quanto non si sa mai cosa stia succedendo sullo schermo, o quantomeno non lo si sa nel 50% dei casi, e alla fine di ogni puntata rimaniamo con una domanda a penzoloni sulla lingua: che cosa diavolo è successo? Ebbene, è la mente di Lynch che ci ha fatto fare un viaggio surreale sotto acidi senza acidi comodamente sul divano di casa. Non ci si può aspettare altro da un uomo il cui primo film fu realizzato per un concorso scolastico e prevedeva «una sequenza animata ripetuta per dieci secondi con sei teste che vomitano e poi prendono fuoco» (Spoiler: vinse il primo premio).
Vale la pena cercare di conoscere meglio quest’individuo, dopo l’amore sfrenato per i personaggi, i dialoghi, il mistero, le situazioni paradossali, l’umorismo, l’orrore e l’ansia che ho provato nel guardare I segreti di Twin Peaks, non ho potuto fare a meno di voler conoscere di più il mondo che ruotava dietro questa storia, a cominciare dalla mente che l’ha creata. Non mi resta che augurarvi una buona lettura, o ancor meglio, una buona lettura e una buona visione, io vi lascio in compagnia del detective Dale Cooper e del meraviglioso urlo di Laura Palmer.