I 5 stelle ci sono o ci fanno?

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, recita il famoso detto popolare.
Anche il Movimento 5 Stelle non fa eccezione, e nei panni di una spaventata gattina che teme di perdere la ciotola dalla quale si ciba, grazie alla votazione sull’immunità a Salvini riguardante il caso Diciotti ha probabilmente segnato la sua fine politica, già ampiamente predetta dalle elezioni abruzzesi di qualche giorno fa.
Questo perchè la lotta ai privilegi della casta, in particolar modo quella per l’abolizione dell’immunità parlamentare, era uno degli ultimi segni distintivi del movimento nato oramai nel lontano 2009 e francamente sembra molto difficile che la base elettorale pentastellata possa perdonare un simile affronto all’ultimo ideale rivoluzionario rimasto, vacillante, tra i tanti sacrificati all’altare dell’urna elettorale.

Forse, però, non è nemmeno questo il punto, o per lo meno la decisione di salvare Salvini da un processo sacrosanto potrebbe non essere la mossa politica più fastidiosa dei grillini di questi ultimi due giorni di fuoco.
Ciò che realmente lascia esterrefatti, è questo: 333 (fra deputati e senatori) persone hanno ricevuto un mandato elettorale da circa 10 milioni di italiani perché rappresentassero, esponessero e tutelassero gli interessi di questi ultimi in seno alle istituzioni, ma piuttosto che assumersi la responsabilità politica di una decisione imbarazzante, i già citati eletti hanno preferito che a decidere al loro posto fosse una base elettorale di 40000 persone sconosciute, mediante votazione avvenuta su un blog incontrollabile con un quesito evidentemente fuorviante (probabilmente non esente da brogli o ingerenze esterne) e soprattutto della quale nessuno potrà mai contestare o quanto meno controllare i risultati.
Follia. Apoteosi dell’incompetenza. Zenith della deficienza politica.

La parte più incredibile di tutto ciò non è nemmeno la ridicola farsa messa in scena dalla Casaleggio&Di Maio associati.
A lasciare increduli ed esterrefatti come mai prima d’ora in età repubblicana, è la capacità con cui i rappresentanti politici grillini si beano di quello che loro chiamano «grande successo democratico dalla straordinaria partecipazione popolare».
Se non fossimo davanti ad una decisione cruciale, se non parlassimo di autorizzare un processo per sequestro di persona nei confronti di una delle più alte cariche dello Stato, verrebbe da chiedere ai 5 stelle: «Ci siete o ci fate»?
É evidente, però, che la risposta è duplice.
Ci sono, perché sono saldamente ancorati a quegli scranni conquistati a furia di battaglie sull’onda di una «revolucion» politica e popolare tanto sognata quanto poi tradita all’alba di quel 31 maggio 2018 mediante una alleanza con la Lega del più capace Salvini che, di fatto, ha distrutto il Movimento.
Ci fanno, perché dal 31 maggio in poi non ne hanno più azzeccata una: dalle uscite di Toninelli alle decisioni prese e poi ritrattate in fretta e furia in un paio di tweet, alle aspirazioni da videomaker di Bonafede.

Era comunque prevedibile, tuttavia, che, qualunque fosse stata la decisione del Movimento in merito all’autorizzazione a procedere, questo si sarebbe spaccato in due, tra favorevoli e contrari, tra salviniani e la parte schierata più a sinistra.
In questo si può apprezzare l’abilità politica di Salvini stesso, che, eletto con il 17% delle preferenze, è oramai riuscito a fagocitare il 33% ottenuto dai compari grillini, creando un Governo incentrato in tutto e per tutto sul culto della sua personalità, in attesa delle elezioni europee di maggio, che segneranno l’inevitabile tracollo dei grillini e l’inizio della loro scomparsa dalla scena politica nazionale.
«Di Maio ci ha messo la faccia, gli manderò un messaggio per ringraziarlo», dichiarava non più tardi di ieri Salvini stesso.
Farebbe cosa buona e giusta, e nel prossimo Consiglio dei Ministri, perché no, se si portasse dietro una bella palla sgonfia ed un osso gommoso, non sia mai che qualcuno abbia voglia di giocherellare un po’.