Il post Covid-19 deve essere green
Il mondo pre covid-19, dopo numerosi sforzi, era finalmente riuscito a portare al centro dell’agenda politica internazionale il problema del cambiamento climatico e l’importanza di portare avanti iniziative sostenibili. Con l’avvento della pandemia sarà riuscito a non metterlo in secondo piano?
I Paesi colpiti dall’epidemia di Coronavirus hanno dovuto affrontare tutte insieme le problematiche relative alla sanità, all’innovazione nel mondo del lavoro, ai trasporti ed anche alle questioni ambientali e di sostenibilità. Il Covid-19 ha dimostrato quanto siano interconnesse le questioni ambientali, sociali e di governance per la salute dei cittadini e del pianeta, ma non solo, ha anche messo immediatamente a fuoco quanto questi legami possano essere fragili se non accompagnati dalla sostenibilità. I rischi di sostenibilità devono essere ormai intesi come un rischio economico. L’ESG (Environmental, Social e Governance, acronimo per indicare tutti quegli investimenti legati ad attività sostenibili) rappresenta la prossima frontiera nella crescita economica dei mercati globali su larga scala. Ovviamente un mutamento degli investimenti richiederà una grande volontà di tutti gli attori in campo, un impegno concreto ed infine una cultura dell’innovazione.
Quali sono stati i primi effetti della pandemia?
Nel breve termine le restrizioni imposte dai governi e le loro successive iniziative hanno avuto ottimi risultati. Rispetto ai primi 6 mesi dell’anno precedente le emissioni energetiche di CO2 sono diminuite di oltre 28 milioni di tonnellate (-17%). Circa la metà di queste è riconducibile al settore dei trasporti. Questi risultati in contrapposizione invece alle fonti rinnovabili: le uniche fonti energetiche che hanno continuato a crescere (+3%) nel primo semestre di quest’anno. Complessivamente quindi la domanda di elettricità da inizio anno è stata soddisfatta per il 40% dalle fonti rinnovabili (era al 35% nel primo semestre del 2019). La raccolta differenziata ha riscontrato difficoltà nel riciclo, sia per la riduzione delle attività degli impianti, sia perché il blocco di molte attività e la difficoltà di accesso a mercati esteri ha causato una forte riduzione di domanda delle materie prime seconde, con conseguenti problemi di collocazione.
L’attività globale si è fermata provocando miglioramenti significativi nella qualità dell’aria in tutto il mondo, che si tradurranno in una riduzione di migliaia di morti premature. Le immagini satellitari hanno mostrato come la qualità dell’aria sia migliorata decisamente nelle grandi città della Cina e nei centri urbani di tutta Europa (Italia inclusa), Stati Uniti e Canada.
L’attenzione sul settore verde perciò non ha subìto grandi diminuzioni come si temeva. Secondo un’indagine internazionale condotta da Ipsos riguardo il sostegno dei cittadini durante la pandemia al tema dei cambiamenti climatici ed alla prospettiva di una green recovery, a livello mondiale il 71% degli intervistati è d’accordo con l’affermazione che a lungo termine il cambiamento climatico sia un crisi grave quanto quella pandemica, ed il 68% afferma che il governo fallirebbe se non prendesse serie azioni per combatterlo; il 65 % ritiene che la chiave per una ripresa post-covid risieda nella green-economy ed il 57% non voterebbe un partito che all’interno del proprio programma non integrerebbe proposte green.
Per quanto riguarda invece la finanza verde, sebbene l’emissione di obbligazioni verde abbia riscontrato una diminuzione dall’inizio della pandemia, le emissioni di obbligazioni sociali e di sostenibilità hanno avuto un’accelerazione. Sustainalytics (società di analisi e rating leader nel campo dell’ESG) ha riferito che dal marzo 2020 le obbligazioni verdi sono state un terzo del valore dell’anno precedente, ma ciò ha portato ad un riequilibrio tra le varie considerazioni di investimento responsabile.
Come usciremo da questa grande crisi?
Nelle misure di stimolo alla ripresa economica a livello europeo e nazionale vi è una maggior sensibilità alle tematiche ambientali come chiave di un Green Deal.
I finanziamenti europei del Next Generation EU sono volti a supportare i processi di:
– innovazione tecnologica per la decarbonizzazione;
– produzione, distribuzione, stoccaggio e uso di fonti rinnovabili di energia
– miglioramenti dell’efficienza energetica
Inoltre, puntano ad un utilizzo esteso dell’ecobonus 110% (l’Italia prima in classifica), ad applicare il sistema della tassonomia europea per indirizzare gli investimenti per le misure di mitigazione e di adattamento climatico e a introdurre una graduale carbon tax.