Catalogna: indipendenza nella quotidianità

Passeggiando per le strade di Barcellona, capoluogo della Catalogna, e alzando gli occhi oltre le tradizionali attrazioni turistiche della città, si percepisce una forte spaccatura tra le opinioni dei cittadini. Da una parte si nota chi sfoggia fiero la bandiera catalana e rivendica l’indipendenza dall’autorità centrale, dall’altra non si fatica ad imbattersi nelle opinioni di chi sostiene che la regione non potrebbe avanzare senza il sostegno del governo di Madrid.

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La Catalogna è attualmente una comunità autonoma della Spagna, con uno statuto ed un parlamento propri, ma questa libertà non pare bastare ad una popolazione che da secoli si batte per far valere le proprie diversità culturali, linguistiche e tradizionali. Negli ultimi anni infatti il movimento indipendentista catalano ha lottato, e continua a farlo, per fare della propria regione uno stato autonomo, ottenendo sempre più consensi e facendo piccoli passi in avanti verso il proprio obiettivo. Quello che però viene lecito chiedersi è: perché non è un processo tanto facile passare da comunità autonoma a stato indipendente?
Il referendum di novembre 2014 potrebbe essere una prima spiegazione a questa domanda. I catalani infatti andarono alle urne per mettere la croce su Sì o No all’indipendenza e si assistette ad una vittoria incredibile dei «sì»; quello che però provocò la perplessità di molti fu la scarsa affluenza, votò infatti solo un terzo della popolazione catalana. Il imagesreferendum fu poi dichiarato incostituzionale dal potere centrale dello Stato (il quale si dimostrava comunque preoccupato per il risultato ottenuto dagli indipendentisti), poiché secondo la costituzione questo tipo di decisioni devono essere prese da tutti i cittadini e non solo da una parte di essi ed eventuali trattative e concessioni devono includere anche il parere della popolazione nazionale. Dopo questo parziale fallimento, però, gli indipendentisti non si sono dati per vinti e hanno portato avanti la loro politica, fino ad arrivare alle elezioni per il parlamento catalano del 27 settembre 2015, trasformate in un plebiscito per l’indipendenza. Anche in queste elezioni si è affermato il parere di chi lotta per la propria autonomia rappresentato da «Junts pel Si», movimento che si è aggiudicato la maggioranza dei seggi, dilatando ulteriormente la spaccatura tra i pareri dei catalani.
Il governo di Madrid ha dichiarato di non essere indifferente a tale esigenza e riconosce di dover prendere dei provvedimenti offrendo alla regione nuove concessioni giuridiche e fiscali, ma non si sente ancora parlare di distacco.
Ciò che intanto affermano i giornali locali è che nessuno sa cosa succederà a questo punto, ma si continua a respirare una particolare tensione che viaggia su una linea sottile in mezzo a tutte le quotidiane consuetudini di chi vive la Catalogna.

Anna Toniolo