L’intervista. Di Battista: a Genova Grillo ha tutelato il M5S

Tutti vedono Alessandro Di Battista come un generatore di passione alimentato da impeto e istinto. Sugli scranni  della Camera e sui palchetti degli eventi sa essere vulcanico e travolgente, ma ciò che con voce calda e decisa spara in faccia alla folla non è frutto di un sentimento dell’istante. Dibba, attorniato e quasi sopraffatto dall’orda di attivisti e simpatizzanti che ovunque egli si rechi non manca mai, infatti, prima di iniziare il suo discorso ai cittadini accorsi, li allontana momentaneamente e si concede un ritiro lampo in cui sgombra il cervello da pensieri superflui e ripassa i dati che andrà a divulgare. Non solo il carisma che gli si riconosce anche dagli schieramenti avversari, ma anche riflessione per la responsabilità mediatica che gli è stata data. Lo abbiamo incontrato qualche giorno fa a Torino.

Iniziamo dal reddito di cittadinanza che, così come è stato progettato dal M5S, mira a tamponare la disoccupazione dilagante.
No, non è una misura per tamponare. Si tratta di una vera e propria manovra economica che serve da un lato, a ridare dignità a chi si trova sotto la soglia di povertà, dall’altra è utile perché coloro che ricevono questo sussidio spendono questo denaro rimettendo, così, in moto l’economia. Serve a far prendere del tempo perché è assurdo che tantissimi cittadini, in gran parte giovani, debbano fuggire dall’Italia ed è necessario, inoltre, per contrastare il voto di scambio, in quanto nel nostro paese esistono persone così povere da vendere il loro voto ad altre così ricche da poterselo comprare, non solo al Sud.

Vede il reddito di cittadinanza anche come uno strumento per sopperire all’avanzata della robotica in campo industriale e non solo?
In generale, molti lavori ai quali si preparano oggi i nostri ragazzi da qui a dieci anni svaniranno, quindi succederà che, magari, dei giovani ora studino all’università per un lavoro che poi non ci sarà più. Occorre, dunque, entrare nell’ottica che il reddito sia un diritto.

Invece, sul caso Genova: pensa che si sarebbe potuta prevenire la questione Cassimatis con un intervento di Grillo prima delle consultazioni online per l’individuazione del candidato sindaco?
Alle volte si riesce a prevenire, altre, invece, il garante – che è Beppe, che ha questo ruolo – interviene quando ha notizie e ritiene che sia opportuna la sua azione. Per esempio, in alcuni territori, non abbiamo certificato delle liste e non ci siamo presentati alle elezioni poiché non eravamo sicuri che il gruppo fosse maturo per candidarsi. Non è che il M5S sia costretto a presentarsi. Grillo, nel capoluogo ligure, ha deciso di agire per tutelare l’intero Movimento, per mantenere la barra dritta, insomma.

Passando a una domanda più personale, ci conferma che a quarant’anni lascerà la politica, come annunciato tempo fa?
Per ora ne ho ancora trentotto. Mettiamola così: speriamo di andare a nuove elezioni prima che io arrivi a quaranta!