Le balle della buona scuola

#labuonascuola è un titolo ruffiano, ma non basta per assicurare al governo l’appoggio dei docenti italiani. Il documento appare come l’ennesima promessa non mantenuta, l’unica spesa prevista consiste nell’assunzione dei precari finanziata con il blocco dei contratti e il taglio della progressione economica degli insegnanti già in ruolo. È punitivo per i docenti. Questi ultimi, sfiancati da anni di vere e proprie vessazioni in cui si sono via via impoveriti e si sono visti sottrarre il loro ruolo sociale, indicati al pubblico ludibrio come sfaticati, impreparati e parassiti, sono ormai stanchi di essere il capro espiatorio della crisi della scuola italiana. In breve, la proposta del governo rappresenta una scuola dove i dirigenti avranno il potere di scegliersi gli insegnanti più graditi da un elenco pubblico, una sorta di schedatura che al momento non esiste in Italia per nessun’altra figura professionale, dove la capacità sarà valutata in base a “crediti” che si potranno guadagnare con attività, tipo affiancare il preside o inventarsi i più svariati progetti, che poco hanno a che fare con l’insegnamento e che costringeranno i docenti ad una continua competizione per rientrare nella percentuale massima, il 66%, che potrà ambire a ben 60 € di aumento in 3 anni!

Capisco che questo possa essere presa come un’opinione di parte, ma metà del piano sulla scuola è dedicato a arruolamento/carriera/valutazione degli insegnanti! E poi? C’è una confusa sezione sull’aumento delle ore di musica, lingua straniera, ginnastica e arte dove non ci capisce se questo debba avvenire a scapito delle altre materie o recuperando quelle tagliate dalla Gelmini e dove si intravede la possibilità di lasciar decidere agli studenti “cosa imparare”. Infine, c’è una parte, abbastanza condivisibile, che parla di rafforzamento delle esperienze di alternanza scuola-lavoro.

Nella parte conclusiva relativa alle risorse, il documento ammette che di fatto queste non ci sono e fa dei generici riferimenti a “risorse private” e alla possibilità di trasformare le scuole in “fondazioni” che risponderebbero a logiche ben diverse da quelle previste dalla Costituzione. E, in effetti, fonti parlamentari molto attendibile mi hanno riferito che al momento non si sa come trovare le coperture.

Nel frattempo, nel testo ufficioso della Legge di Stabilità non mancano i tradizionali “tagli” alla scuola: eliminazione del commissario esterno agli esami di maturità (cioè dell’ultima garanzia di una valutazione oggettiva e uniforme tra le varie scuole), riduzione di 10 milioni del fondo per i progetti nazionali, niente supplenze nel primo giorno di assenza dell’insegnante….

Dopo tante promesse era dunque lecito aspettarsi qualcosa di meglio. Il rischio che corriamo è di continuare ad avere scuole in edifici vecchi, inadeguati e insicuri, con insegnanti sempre più frustrati e demotivati e studenti liberi di scegliersi le materie, quando invece avrebbero bisogno di chi possa capire e soddisfare i loro bisogni e cerchi il modo per strapparli all’apatia, all’ignoranza, alla tv e ai social networks per interessarli alla vita vera nei valori della convivenza civile e della tolleranza.

Zigulì

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