Tomaso Montanari: gli intellettuali tragici quanto Cassandra

Cassandra muta
Tomaso Montanari
Edizioni Gruppo Abele – 2017 – 12 euro

Gli intellettuali italiani come Cassandra, la sacerdotessa che dice la verità ma è giudicata un intralcio, una «sacerdotessa del no», mentre se tace è perché sta sul carro del potere, e poco cambia che ci sia salita volontariamente o che ci sia stata tradotta in catene. Il risultato è lo stesso: se chi può parlare non lo fa, la critica viene zittita e il conformismo dilaga. Lo vediamo ogni giorno: dai giornali all’università, dalla trasformazione della cultura in intrattenimento allo svuotamento della scuola. Tomaso Montanari, docente di Storia dell’arte moderna all’Università Federico II di Napoli e presidente di Libertà e giustizia, parla proprio di questo: costruire una società critica, una società del dissenso, è la condizione vitale per il futuro di qualunque democrazia. Nella democrazia del sì, chi come Cassandra può vedere (o intuire, se parliamo di intellettuali) i disastri futuri, viene regolarmente ignorato o, peggio, sbeffeggiato (gufi e rosiconi, do you remember?). Tomaso Montanari si pone una domanda fondamentale: «Quale può essere il ruolo della critica in un’Italia senza politicia, ma dominata dal marketing, dallo storytelling, e dalle strategie di comunicazione – cioè dai tanti, complicati e ipocriti, sinonimi della parola “menzogna”?». E il punto di partenza è senza dubbio il referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, la cui campagna – spiega Montanari – è stata «imperniata sul rapporto fra verità e potere. Ebbene: da che parte si sono schierati gli intellettuali?». Chi riesce a vedere, vede anche ciò che il potere non sponsorizza del proprio operato, ossia i problemi o almeno le proprie ambiguità, e ha il dovere di diffonderle, per il bene della società e per la salute della democrazia. Ma non lo fa, come abbiamo già visto in occasione del referendum, e questo – per usare un eufemismo – è davvero un guaio.