La musica, un’arma contro la violenza

Dopo Parigi e Baghdad anche a Bruxelles la musica guida le persone verso la normalità, verso la strada della razionalità, strada che la violenza ci fa spesso perdere.
Cosi dopo Imagine suonata al pianoforte il giorno dopo l’attentato fuori dal Bataclan, anche a Bruxelles un giovane ha suonato Bach con il violoncello, nella Place de la Bourse, è ancora la musica quindi lo strumento più forte per unire le persone. La musica è sempre stata una delle forme d’arte più usate per condannare la guerra, o altre atrocità, e questo lo sapeva bene Bob Dylan che con Blowin’ in The Wind ci ha raccontato tutta la sua disapprovazione nei confronti della guerra e della politica statunitense in quegli anni. Joan Baez invece con la sua straordinaria dolcezza ci ha esortato a non avere paura, con We Shall Overcome suonata in occasione della marcia del 1963. La sacerdotessa del rock Patti Smith, con People Have The Power, ribadisce la necessità di unirsi, di essere uniti in un unico grande abbraccio contro ogni forma di violenza, e mai come oggi questo pezzo datato 1988 è attuale.
La musica intesa quindi come linguaggio universale ha sempre promosso nuove idee e nuove visioni del mondo, è il miglior modello contro il terrorismo proprio perché universale e può quindi unire i popoli di tutto il mondo con la convinzione di non dover mai rinunciare alla propria libertà.

Nadia Salviato