Museica: tutti al museo con Caparezza

Un album immaginifico”, così Caparezza ha definito Museica, il suo sesto cd, uscito il 22 aprile di quest’anno e già disco d’oro dopo due settimane. L’artista, all’anagrafe Michele Salvemini, ha associato ogni traccia ad un’opera, prediligendo movimenti come il Surrealismo e il Dadaismo perché hanno rivoluzionato il modo di pensare a fare arte: la Gioconda con i baffi di Duchamp ha ispirato il brano Comunque Dada, mentre Cover prende spunto dalle copertine dei dischi più influenti della storia del pop e del rock ma anche dalla Banana di Warhol. C’è anche un omaggio all’Alighieri, in Argenti vive. Le citazioni sono molte e spesso complesse da decifrare: è un lavoro che dev’essere ascoltato e letto più volte per essere compreso ed apprezzato nella sua interezza.Ma non c’è solo arte, in Museica, c’è anche condanna della violenza, invettiva polemica, rabbia e rassegnazione. Ogni brano rievoca fatti celebri (per la prima volta in una canzone si parla dell’episodio dell’84 delle false teste di Modigliani, realizzate in realtà da studenti, ma da molti critici considerate vere fino alla scoperta della burla) o immagini forti, ed è proprio su questo che Salvemini ha basato il suo tour, che venerdì scorso ha fatto tappa allo Sherwood Festival di Padova: molto più di un concerto, un tuffo colorato nel mondo dell’arte dalla sua prospettiva, quella di un artista che omaggia i suoi modelli, tra cui Giotto, associato al boom economico degli anni Sessanta (ascoltare Giotto Beat per credere) e Van Gogh, presentato in una luce nuova rispetto all’immagine tradizionale e stereotipata dell’ “artista pazzo”. Anzi, dice Caparezza, i pazzi siamo noi con le nostre vite vuote, prive di sogni ed ispirazione. Anche lo show è strutturato come una visita ad un museo, scandita in momenti diversi: sul palco la scenografia riprende la copertina del disco, un’opera originale di Domenico dell’Osso ispirata ad un sogno di Caparezza, mentre sullo schermo alle spalle dei musicisti scorrono video che sembrano opere a sé, un tributo ad altri album, videogiochi, quadri, come Guernica di Picasso, di cui Salvemini racconta la storia, per poi cantare un suo pezzo storico, Dalla parte del toro.

Non è solo uno show finalizzato ad intrattenere il pubblico, nonostante si percepisse una grande energia da parte dei fan, ma anche a spiegare l’arte, a “inculcare il germe della curiosità”, come ha detto lo stesso Caparezza. Per noi ci è riuscito in pieno, realizzando anch’egli il suo capolavoro.

Elena Ferrato

(foto di Giorgia Andriuolo)

Caparezza allo Sherwood Festival, Padova, 27 giugno 2014
Caparezza allo Sherwood Festival, Padova, 27 giugno 2014