Nel dark web proliferano presunti vaccini

In un precedente articolo, redatto agli albori della campagna di vaccinazione europea, si riportava l’allarme della Criminalpol riguardo le ingerenze della criminalità organizzata nell’affare vaccini, a cui sarebbe seguito un sicuro approdo di vettori contraffatti o rubati sul mercato nero. Vi sono importanti novità a riguardo.

Mentre la campagna stenta a decollare a causa di disorganizzazione generale, contratti fumosi stipulati dalla Commissione UE e incapacità delle compagnie farmaceutiche di mantenere il ritmo di produzione auspicato, la nota azienda di sicurezza informatica Kaspersky ha condotto una ricerca in 15 marketplace localizzati nel dark web e vi ha rinvenuto una significativa presenza di annunci inerenti i vaccini.

Non solo gli ormai famosi prodotti Moderna, Pfizer e AstraZeneca, ma anche sieri – o presunti tali – più o meno lontani dall’approvazione degli enti preposti circolano a prezzi che variano da 250 a 1200 dollari. I venditori, a loro dire, provengono principalmente da Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Germania, e accettano quasi esclusivamente pagamenti in bitcoin, la criptovaluta meno tracciabile a causa della sua struttura di emissione e circolazione. I ricercatori di Kaspersky hanno individuato tra le 100 e le 500 transazioni per ricettatore, alcune perfino coronate da recensioni.

L’organizzazione e il layout similari ai marketplace di superficie non devono trarre in inganno, perché nessun dato sul dark web è verificabile. Se non si bruciano direttamente i soldi in una transazione farlocca, la probabilità di ricevere il vaccino vero e proprio, acqua e sale alla Wanna Marchi oppure un caffè di Sindona risulta pressoché la stessa. Anche se gli annunci corrispondessero al vero, i vettori, con l’eccezione di AstraZeneca, pongono problemi di natura tecnica durante il trasporto, dovendo essere costantemente conservati a temperature sotto lo zero e schermati da ogni possibile contaminazione. Non vi è dunque alcuna garanzia della loro efficacia una volta recapitati, nonostante i recensori paiano in larga parte soddisfatti. Sono davvero acquirenti? Sono davvero esseri umani? Impossibile stabilirlo.

Kaspersky, in aggiunta agli attori e ai metodi indicati dalla Criminalpol, ha individuato un’altra probabile provenienza di questi presunti vaccini: gli avanzi delle strutture sanitarie.

Le fiale del siero Moderna, per esempio, a fine utilizzo contengono un residuo che può essere assemblato in una nuova porzione ogni tre boccette. Discorso simile per il prodotto Pfizer, il quale ufficialmente contiene cinque dosi, ma è possibile estrarne una sesta tramite speciali siringhe di precisione. Solitamente previsti per compensare eventuali sprechi, tali avanzi diventano un grosso problema se rapportati alla questione del mercato nero e all’assenza di controlli sull’effettivo numero di dosi somministrate. Esso finora è stato lasciato alle strutture, anche a causa di un problema contrattuale: gli accordi con le case produttrici sono basati sulle singole dosi, non sulle fiale. Con il riconoscimento ufficiale delle porzioni extra, le forniture dovrebbero essere rimodulate, causando ulteriori ritardi, ormai inaccettabili.

Piccoli e grandi sciacalli danzano famelici dietro ogni angolo durante una crisi, specialmente in presenza di un palese vulnus organizzativo come questo. In una fase drammatica per l’umanità come quella attuale, l’operatore che offre le dosi extra a parenti e amici, il responsabile per lo smaltimento di rifiuti sanitari che riassembla e passa le boccette usate a chissà chi, il truffatore più o meno indipendente, il ricettatore che spaccia questi prodotti online o dal vivo, l’infiltrato nella catena di produzione, distribuzione e somministrazione e il vertice delle organizzazioni criminali che tira le fila stanno sullo stesso piano: il più infimo.