Il pensiero unico su vaccini, gay pride e ius soli

Potremmo andare avanti per ore a decantare quant’è bella la nostra Costituzione che ci mette a riparo dalle imposizioni di silenzio, dai cosiddetti reati di opinione. «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»: santo articolo 21, noi ti veneriamo e bramiamo la tua protezione!
Certamente, a livello giuridico, possiamo considerare garantito questo principio cardine della democrazia, ma, all’interno della comunità, sorge qualche incongruenza. Si insidia, infatti, un genere di bavaglio forse più subdolo: additare, prendersi gioco e successivamente isolare chi difende una posizione che, giusta o sbagliata che sia, pur non recando danno alcuno, viene reputata fuori dal coro.
È il caso, per esempio, dei vaccini. Fermi tutti: non stiamo redigendo un’apologia degli antivaccinisti. Vedete, è proprio questo il punto: se un individuo solleva qualche legittima perplessità su un tema così  incandescente, specialmente se di carattere scientifico, viene subito emessa contro di lui una condanna al rogo perché responsabile di epidemie e invasioni di cavallette. Invece, esiste anche l’opinione intermedia e ragionevole di chi i figli li vuole sottoporre a queste somministrazioni, ma pretende un’informazione adeguata a proposito delle controindicazioni, così come avviene per qualunque farmaco tramite il foglietto illustrativo, senza negare che queste, purtroppo, sussistono.
Un altro argomento scottante per cui si rischia l’esilio se ci si azzarda a muovere una critica è il mondo Lgbt. È bene tenere presente che, per dirne una, se non si è d’accordo con le modalità di svolgimento del Gay Pride l’accusa di omofobia è proprio dietro l’angolo. Per molti, infatti, è difficile pensare che esiste chi, pur mirando allo stesso obiettivo, vorrebbe scegliere vie diverse per la battaglia dei diritti: per esempio, cortei mirati in cui sia ben chiaro che si sta marciando per il matrimonio egualitario e/o le adozioni, senza che essi vengano scambiati, dall’esterno, per sfilate festose e talvolta volgari e basta. Vale lo stesso per la maternità surrogata: ci si può opporre a prescindere dal sesso della coppia che se ne accosta, ma nulla esenterà dall’essere ritenuti discriminatori di lesbiche e gay.
In questi giorni di attualità più che mai, invece, troviamo lo Ius soli, che, in realtà, non si dovrebbe denominare esattamente in questo modo poiché il disegno di legge in questione lo prevede temperato con, inoltre, l’aggiunta dello Ius culturae. Ebbene, non fa differenza che ci si dichiari contrari dal momento che si ritiene la misura troppo debole e insufficiente oppure, dall’altra parte, estremamente permissiva: il titolo di nazista lo si merita senza possibilità di appello se si è in disaccordo con la legge in discussione, tralasciando che questi bambini resterebbero comunque in Italia, beneficiando di istruzione e sanità gratuite senza alcun ostacolo e pericolo. Ma sei un nazista e non ne esci pulito.
Insomma, poniamoci qualche domanda a riguardo, ma – mi raccomando – non troppo forte altrimenti ci confinano in un ghetto.