Problemi all’estero e voto di scambio: ombre sul referendum

La legge elettorale del 2005 – dopo la cosiddetta Legge Tremaglia del 2001 – ha introdotto, oltre alle 26 circoscrizioni che corrispondono a regioni e agglomerati di province del nostro territorio, anche quella estera, per consentire ai cittadini italiani residenti oltre i confini nazionali di continuare a godere a tutti gli effetti del loro diritto di voto.

vincenzo-de-luca

Per il referendum confermativo sulla riforma costituzionale che si terrà domenica 4 dicembre, si è già provveduto a far pervenire a ognuno degli italiani residenti all’estero la scheda sulla quale hanno votato e che è stata rispedita per lo spoglio.
Più di qualche italiano all’estero ha segnalato di aver ricevuto due schede, entrambe senza la vidimazione che spetterebbe all’ambasciata. Quest’ultimo fattore è conforme alla legge ma non rassicura.
Alcuni giorni fa il Comitato del «No» ha annunciato di voler fare ricorso nel caso di vittoria del «Sì» grazie al voto degli italiani all’estero: «Nella legge per il voto degli italiani all’estero ci sono dei principi fondamentali che riteniamo violati» spiegano dal Comitato.
Un altro episodio getta inquietanti ombre sulla limpidezza dell’imminente voto referendario. Il riferimento va all’audio diffuso dal Fatto Quotidiano con protagonista il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. È possibile udire a chiare lettere la sua appassionante richiesta rivolta a 300 amministratori locali di prendere esempio dal sindaco di Agropoli al fine di organizzare una clientela «come Cristo comanda»: il fantasma del voto di scambio che si materializza, cristallino, senza onta alcuna. In più, come incentivo, sul piatto sono offerti finanziamenti da parte del Governo. Impossibile non adoperarsi per portare «a votare la metà dei propri concittadin». Per il «Sì», naturalmente. Da quando, poi,  nel 2014 la maggioranza Pd-Ncd ha alleviato le pene connesse a questo reato passando da 7-12 anni a 4-10 (con quattro anni non scatta nemmeno l’interdizione perpetua dai pubblici uffici), lo si fa ancor più a cuor leggero.
In questi giorni di vigilia, bisognerebbe interessarsi esclusivamente al merito della riforma, tuttavia ci ritroviamo amaramente a fronteggiare le magagne che da sempre ci contraddistinguono, intimoriti da concreti rischi sulla regolarità del voto. Probabilmente, prima di revisionare la Carta costituzionale, sarebbe preferibile intervenire su leggi come quella sulla corruzione e il voto di scambio, fenomeni che, questi sì, rallentano il paese.