Germania: il quantitative easing è costituzionale?

Secondo la Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe il Quantitative Easing, lanciato nel 2015 da Mario Draghi, potrebbe essere illegale alla luce dei trattati europei. Per questo, ha chiesto alla Corte di Giustizia europea di pronunciarsi sulla sua legittimità, dopo aver accolto un ricorso portato avanti da due esponenti dell’ala più conservatrice della politica tedesca, Bernd Lucke, del partito populista, e Peter Gauweiler, esponente dei conservatori bavaresi, oltre che da un professore universitario di diritto, Markus Kerber. Il loro obiettivo è quello di vietare alla Bundesbank di continuare a partecipare al Qe, che finanzia con circa 10 miliardi al mese dei 60 complessivi. Il programma, che era nato con la finalità di aiutare quei paesi che, a causa del forte indebitamento pubblico, potevano essere stati messi particolarmente in difficoltà dalla crisi finanziaria, aiuterebbe in modo sproporzionato gli Stati più deboli, capaci in questo modo di pagare interessi sul debito simili a quelli delle nazioni più virtuose.
La Commissione europea sta dalla parte di Draghi, almeno secondo la portavoce per gli Affari economici e finanziari Annika Breidthardt, che si afferma «convinta che la Bce stia attuando sulle basi e nei limiti dei Trattati, con l’acquisto di bond di stato sul mercato secondario, nell’ambito delle proprie operazioni di politica monetaria». Dello stesso parere è anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, secondo il quale «la Bce ha rispettato i limiti imposti dal Trattato, dunque credo che la posizione della Corte Costituzionale tedesca sia, da un punto di vista giuridico, infondata. Io condivido anche nella sostanza quanto fatto dalla Banca Centrale Europea, che ha permesso di contrastare una situazione di Pil molto difficile iniettando denaro sui mercati per far crescere l’inflazione e quindi contribuire all’uscita dalla crisi». Sorprendentemente, lo stesso ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, si dice convinto che i trattati europei siano stati rispettati e non ci sia stata alcuna irregolarità.
Non è la prima volta che dalla Germania vengono fatti tentativi per bloccare le politiche monetarie della Banca Centrale Europea, troppo attenta, per alcuni, agli Stati più in difficoltà, come l’Italia. Anche questa volta non ci si aspetta però nessun cambiamento e la risposta della Corte di Giustizia europea, che, secondo le attese, dovrebbe pronunciarsi sulla questione tra più di un anno, potrebbe arrivare a Qe già concluso.