Quello che noi europei possiamo fare per i migranti

Purtroppo, la questione africana non si potrà risolvere da un giorno all’altro, data la sua immensa complessità. D’altro canto, se avessimo incominciato decenni fa a rendere liberi politicamente ed economicamente quei popoli e quei territori, oggi saremmo già a metà strada probabilmente e non ci troveremmo a gestire continue emergenze.
Al contrario, pur con progetti su progetti messi in piedi da organizzazioni governative e da associazioni senza scopo di lucro, l’Africa resta nella miseria, tempestata da guerre, terrorismo e colpi di stato (spesso con lo zampino occidentale, vedasi la Libia oppure la vendita di armi in generale) che la destabilizzano e provocano la necessità di migrare. Forse, allora, più che continuare con ingerenze di vario genere che rendono le sue sorti dipendenti dall’Occidente, sarebbe doveroso lasciare l’Africa agli africani (che purtroppo pare uno slogan salviniano): gli abitanti del Continente Nero non sono incapaci, non sono arretrati culturalmente. Sono depredati delle loro risorse naturali come petrolio e metalli preziosi, la loro manodopera è sfruttata dalle multinazionali, sono spesso governati da corrotti in combutta con i potenti occidentali, i quali ricoprono d’oro i capi di stato di quei paesi affinché questi gli concedano la loro terra. E ancora, rimangono agganciati a una moneta neocoloniale come il Franco CFA o, notizia di questi giorni, allo YEN cinese (la Cina sta iniziando a dominare il continente africano). Insomma, queste persone possiedono un potenziale grandioso di cui, tuttavia, si avvantaggiano gli stranieri e la loro ristretta élite.

Noi piccoli, insignificanti europei che cosa possiamo fare? Potremmo pensare a un’analogia con la bella mobilitazione in favore dell’ambiente di cui migliaia di giovani si sono resi protagonisti in questi mesi. Ossia, l’unico modo per contribuire alla causa africana è l’azione politica dal basso: sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione su chi ci governa. Occorre iniziare ad affermare che il diritto a restare nella propria patria, libera da ogni oppressione, deve prevalere su ogni altro interesse e che la migrazione è un male che deve essere annientato. Basta con la narrazione edulcorata dei flussi migratori adoperata da chi ci marcia su per farci accettare questi fenomeni!
Che cosa si può proporre? Vengono in mente sanzioni a multinazionali che saccheggiano e impoveriscono tali paesi, sanzioni a stati come la Francia che ancora si avvantaggiano di quelle che solo sulla carta sono le sue ex colonie, sanzioni a chi, come l’Italia, vende armi aggirando il divieto di commerciarle con nazioni in guerra facendole passare prima dal Regno Unito. Forse non sono il mezzo più efficace, ma sicuramente, ne avessero volontà, le menti diplomatiche sopraffine che albergano nei palazzi del potere saprebbero mettere a punto strategie per costringere questi soggetti a cessare la loro condotta dannosa. Mestamente, si evince che chi sta nelle stanze di comando non trova proficuo abbattere questo sistema che genera molti giri di denaro, ma solo per chi si trova al vertice della piramide sociale.
Utilizziamo, perciò, il nostro potere elettivo per togliere fiducia a chi spalleggia ed elogia i flussi migratori e non si mobilita per rendere l’Africa pacifica e autonoma.

Passiamo alla problematica più vicina a noi riguardante i barconi; una docente di diritto ne parlava su Rai RadioUno qualche giorno fa. Raccontava che gli scafisti, argutamente, lasciano i migranti su piccole imbarcazioni dotate di esiguo carburante per costringere ad accogliere quei poveri passeggeri. Insomma, mettono in atto un vero e proprio ricatto per cui non c’è altra scelta che trarre in salvo i malcapitati. Per questa ragione, non si fa che lo sporco gioco di questi delinquenti incitando più accoglienza, senza contrastare con polso fermo i loro affari.  Bisogna assolutamente che le ONG mostrino la loro onestà collaborando con la marina militare, che la tengano costantemente a bordo, in modo tale da intercettare i trafficanti, assicurarli alla giustizia e confiscare le loro imbarcazioni. Non si può continuare a far crescere il loro business mortifero lasciandoli operare pressoché indisturbati.

In ogni caso, chi necessita di protezione umanitaria deve poter raggiungere il nostro Paese, ma senza mettersi in mano a delinquenti col rischio altissimo di morire durante la traversata. Sarebbe, dunque, congeniale ideare una modalità di richiesta e accertamento dei requisiti nei loro paesi originari o, dove le circostanze non lo rendessero fattibile, in quelli limitrofi. In seguito, garantire viaggi sicuri, con voli aerei, a chi si è appurato aver diritto all’asilo.
Invece, finché non raggiungeremo la piena occupazione, non dovremmo permettere l’ingresso di migranti economici: le conseguenze sociali sarebbero sempre più disastrose.