Reddito di cittadinanza: ponte tra un lavoro sottopagato e un altro?

Chi vi scrive mai avrebbe immaginato di trovarsi un giorno a doverlo fare, ma l’amore per l’oggettività glielo impone: per una volta, tocca dare ragione a Myrta Merlino. Attenzione, solo in parte, però (non c’allarghiamo).

La padrona di casa della mattina di La7, due giorni fa, ha deciso di intraprendere una piccola inchiesta, andandosi a documentare sui salari destinati ai dipendenti della grande distribuzione, ossia commessi e cassieri dei centri commerciali. La giornalista ha scovato i dati relativi agli stipendi erogati da due catene, sbattendoli in faccia al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, presente in collegamento a Di Martedì, trasmissione nella quale anche la conduttrice napoletana era ospite. L’obiettivo di quest’ultima era sollevare una provocazione: se un soggetto percepisce poco più di 700 euro adoperandosi con grande fatica in un supermercato, perché non dovrebbe preferire rimanere a casa sul divano venendo assistito dal reddito di cittadinanza garantito dallo stato?

 

Naturalmente, non si è fatta attendere la puntuale replica del leader pentastellato, il quale, per la milionesima volta, ha ribadito che solo chi si impegna in un percorso di aggiornamento e riqualificazione della sua posizione può accedere al programma e che, rifiutate tre proposte di assunzione, si perde il diritto al Rdc.

In sostanza, la Merlino è stata prontamente messa a tacere con informazioni che erano già sulla pubblica piazza da anni, motivo per cui il suo tentativo di mettere in difficoltà di
Di Maio e ridicolizzare il progetto da lui sostenuto si è rivelato un fallimento annunciato.

Ciononostante, pur non in maniera consapevole, la bionda Myrta ha sollevato una questione molto interessante: le retribuzioni degli italiani. Lei stessa si è resa conto di quanto sia inconsistente un salario di quel tenore e ci complimentiamo per averlo fatto notare al grande pubblico.

È evidente che quei pochi euro al mese non gratificano lo sforzo profuso dal lavoratore, non lo valorizzano. Che cosa creano, infatti, se non frustrazione, incapacità di prospettare un futuro e, nell’immediato, impossibilità di spendere, cagionando conseguenze negative per la domanda interna?

Il reddito di cittadinanza è una manna dal cielo per coloro che perversano in una condizione di disoccupazione che, non solo arresta i consumi, ma causa stati patologici come la depressione e la ludopatia, fenomeni di delinquenza, ecc. Grazie a questa misura innovativa, si andrà a tamponare questa disperazione, ridonando un bagliore di fiducia nell’esistenza di queste persone, conferendo loro la possibilità di riacquisire una collocazione nel mondo, con benefici economici e sociali per la collettività.

780 euro, tuttavia, dovrebbero essere una fase temporanea, perché, ammettiamolo, quando non si ha nulla possono apparire come un forziere di diamanti, ma, per affrontare tutte le spese a cui si è sottoposti quotidianamente, non sono un granché. Al contrario, nel momento in cui il cittadino dovrà adeguarsi a una delle tre offerte di lavoro che gli saranno presentate, probabilmente, come abbiamo visto, non andrà a guadagnare molto di più. Quindi, sì, avrà un impiego, ma le condizioni retributive non saranno soddisfacenti e ben proporzionate rispetto al suo impegno; costui, con quel mensile da 900 euro o forse meno, ugualmente si troverà in difficoltà nel rendersi indipendente, metter su famiglia, farsi accordare un mutuo, mantenere i figli. Insomma, il suo diritto alla serenità non verrà rispettato e, cinicamente, neanche la domanda interna potrà risollevarsi di molto.

Il punto più urgente di cui dovrebbe occuparsi il Governo è, appunto, il mondo del lavoro, reso labile e povero di garanzie dalla progressiva precarizzazione cui ha largamente contributo il Jobs Act, soprattutto col venir meno dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il Decreto Dignità, infatti, è intervenuto solo timidamente contro il rinnovo selvaggio dei contratti a termine. Serve perciò una riforma incisiva, che conduca al miglioramento dei salari e a una ritrovata stabilità. Altrimenti, il reddito di cittadinanza si rivelerà solo un ponte tra un lavoro sottopagato e un altro.