Riparte l’Italia: Pil in crescita, ma di poco a livello europeo

Finalmente una buona notizia. La crisi potrebbe essere quasi alle spalle. Tra aprile e giugno l’economia italiana ha confermato il ritmo di crescita che è in corso da gennaio. Il Pil (fonte Istat) ha segnato un +0,4% rispetto al primo trimestre. Se la dinamica non cambierà da qui a fine anno la crescita sarà dell’1,5%. L’accelerazione sul tendenziale è significativa (+0,3 punti in più rispetto a quello del primo trimestre; +1,2%) e segna il dato più alto registrato da sei anni. Per trovare un valore maggiore bisogna infatti tornare al primo trimestre del 2011 quando l’incremento era stato del 2,1%.
Senza trasformare una nota positiva in un dramma, per fare un’analisi più corretta è però necessario vedere come vanno gli altri paesi dell’eurozona. Come (ahimè) al solito, l’Italia è fanalino di coda anche sul piano della crescita. Se le stime su base annua ci fanno festeggiare un +1,5%, chissà come festeggierà la Francia che segna un +1,8%; la Germania con il suo 2,1%; la ormai ri-decollata Spagna che cresce del 3,1% (più del doppio di noi) e l’Olanda che si attesta al 3,8%. Per non parlare di Polonia, Repubblica Ceca e Romania che crescono a ritmi tra il 3,5% e il 6%. La manifattura, come spesso accade, contribuisce in misura maggiore alla nostra ripresa, ma uno slancio importante è dato dagli investimenti e dall’industria 4.0. Più articolate le riflessioni del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ieri ha parlato del «tasso di crescita economica più sostenuto dall’inizio della crisi».
Alla ripresa, che tuttavia resta appunto un passo indietro rispetto ai principali paesi europei, ha contribuito – spiega Padoan in una nota – «una politica economica che dal 2014 ha proceduto con coerenza lungo un sentiero stretto, ma tracciato in modo chiaro: riduzione delle tasse, incentivi agli investimenti privati, misure sociali per il contrasto alla povertà e alla disuguaglianza; gestione oculata del bilancio allo scopo di migliorare i saldi di finanza pubblica». Su questo sentiero, nei prossimi mesi, il governo intende proseguire concentrando le poche risorse disponibili «su misure per incentivare le assunzioni dei giovani, per confermare le agevolazioni a sostegno degli investimenti privati, per proseguire nel sostegno agli investimenti pubblici, e potenziare gli strumenti contro la povertà».