Salvini l’anello debole, Di Maio una sorpresa

Sino a qualche giorno fa, il confronto tra i due vice-presidenti del Consiglio era assolutamente impari, sbilanciato a favore del Ministro dell’ Interno Salvini che pareva aver totalmente fagocitato il pentastellato Di Maio, il quale non riusciva ad arginare in alcun modo le manie di grandezza del collega e la sua abilità oratoria.

Tra un tweet ed un comizio, una sparata elettorale ed una proposta nonsense, infatti, il buon Matteo Salvini è riuscito, nonostante gli occhi dei media sempre addosso, a riproporre in Italia l’idea di lavoro che lo aveva già condraddistinto durante i suoi incarichi a Bruxelles: sabbia negli occhi degli elettori, sparate populiste, il nulla cosmico nel momento in cui si doveva passare dal fumo del forno all’arrosto nel piatto e immancabili comparsate nelle televisioni.
Fino a qui nulla di strano.

Non pago, però, Salvini ha voluto rincarare la dose, dimostrando ad un intero paese tutto il suo pressapochismo e tutta la sua ignoranza in materia di legalità e diritto dell’ Unione Europea, proponendo il censimento e la deportazione di una intera e non meglio precisata etnia: i Rom.
Il titolare del Viminale, infatti, noncurante dell’articolo 3 della Costituzione che vieta le discriminazioni su base etnica, religiosa, politica, sessuale e di condizioni sociali e personali, del Trattato di Roma e dell’istituzione del mercato comune europeo, dai quali sono scaturite le quattro libertà fondamentali dell’ Unione Europea, tra le quali, quella di ogni cittadino europeo di muoversi ovunque voglia all’interno del territorio comunitario, ha portato il livello del dibattito ad un gradino successivo e molto pericoloso per un paese nel quale l’odio per il diverso si avverte anche tra connazionali stessi.

Una precisazione è però doverosa: il problema dell’illegalità diffusa e dei campi abusivi è sotto gli occhi di tutti così, come quello dei bambini a cui viene impedito di frequentare le scuole o ai quali viene imposto di praticare la questua, ed è innegabile che urgono soluzioni per evitare che questo sistema prosperi e continui.
Ma non così, non con ideologie e retoriche di Goebbelsiana memoria.
Anche volendo tralasciare le spiegazioni sul perchè la proposta di Salvini sia incostituzionale e vada contro il diritto UE, oppure ignorando la question fatale su quale paese accetterebbe mai un accordo bilaterale di rimpatrio di cittadini di non si sa quale nazionalità, bisogna ragionare su che cosa passi nella testa di un politico (che ha ricevuto l’onere e l’onore di ricoprire due cariche istituzionali di elevata importanza) quando esce dal suo uovo di Pasqua con dichiarazioni di questo tenore. In sostanza, se al Salvini uomo libero è consentito andare al bar a proferire idiozie con gli amici, al Salvini Ministro dell’Interno questo non dovrebbe essere permesso.

Qui entra in gioco Luigi Di Maio, vice-presidente del consiglio, ministro del lavoro e personaggio sul quale chiunque si è posto ben più di un interrogativo.
Il capo politico del Movimento 5 Stelle si sta muovendo silente in questi primi mesi di lavoro (in tutti i sensi), ma lo sta facendo in maniera esemplare, con uscite pubbliche azzeccate e proposte da statista navigato.
Dal «Decreto dignità», con il quale propone di lottare contro delocalizzazione, precarietà, gioco d’azzardo ed aiutare le piccole e medie imprese, all’impegno sulla questione ILVA, passando per il voler regolamentare e tutelare i riders fino alla bacchettata al collega leghista sulla questione odierna, con la quale chiede il rispetto della Costituzione.
Frettolosamente dipinto come il meno capace e rappresentativo della coppia di vice-presidenti, il trentunenne di Avellino si sta dimostrando invece il più propenso al lavoro e al buonsenso, stupendo anche chi (come il sottoscritto), lo riteneva molto più fortunato che capace, un ragazzo che ha approfittato del fatto di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Ecco perché probabilmente urgerebbe un ripensamento circa le reali capacità dei membri chiave dell’esecutivo, del quale Matteo Salvini sembrerebbe proprio essere l’anello debole, una scheggia impazzita che potrebbe minare seriamente il percorso di questo Governo alla quale è stata affidata una delle cariche più importanti del paese.