Sinatra compie 100 anni. Chi era «The Voice»

Sabato compie cent’anni l’immortalità artistica di Frank Sinatra: un’icona del Ventesimo secolo, noto a tutti come «The Voice», alle donne come «Swoonatra» (dal verbo to swoon: svenire) per il suo inconfondibile fascino, sfoderato sul palco e nella vita.

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Nella sua carriera, iniziata nel 1932 e conclusasi nel 1995, tre anni prima della morte, fu un performer per eccellenza, nelle vesti di cantante, attore e conduttore televisivo. In oltre sessant’anni di attività si contano 2200 canzoni, 59 album studio e più di 150 milioni di dischi venduti: questi sono i numeri che hanno reso Frank Sinatra una leggenda.
Erede della tradizione italiana, nacque il 12 dicembre del 1915 a Hoboken, nel New Jersey, da madre ligure e padre siciliano. Sinatra si mostrò un appassionato di musica fin da bambino e sognava di diventare un giorno come Bing Crosby. Trascorreva tutto il suo tempo cantando, piuttosto che studiando, e ciò condusse il padre a disapprovare la vocazione del figlio, che da giovanissimo si sentì Frank_Sinatra_by_Gottlieb_c1947-_2costretto ad abbandonare la famiglia. «Mio padre mi stava sempre addosso per pisciare sui miei sogni»: in un’intervista, con una vena di rancore, ricordò così il comportamento irrispettoso subìto. Frank Sinatra è la dimostrazione empirica che quando un sogno è accompagnato da talento e tanto coraggio può diventare realtà. Dunque non contò più nulla per lui, né le sue origini, né il dispiacere arrecato alla famiglia, eccetto se stesso e la sua musica.
Iniziò a cantare in piccoli locali del New Yersey e di lì la strada per il successo fu breve. Incise come primo brano, insieme al trombettista Henry James, All or nothing at all, che diventò anche il suo primo successo. Sinatra aveva uno straordinario modo di interiorizzare i brani e non avendo bisogno di concentrarsi sulla tecnica vocale, perché dotato di un’emissione naturale, sviluppò una maniera recitativa di cantare. Il suo stile era molto vicino allo swing e al jazz, ma il genere con 7e97aa1dd1bc6b6e5497530f4e1afcui meglio si descrive è crooner, che significa «cantante confidenziale». Dotato quindi di una grande sensibilità arrivava facilmente al cuore del pubblico e i brani cantati da lui acquistavano tutti grande prestigio. Le canzoni che riscossero più successo tra tutte furono: I’ve got you under my skin, Stranger in the night, My way e New York, New York. Cantava delle passioni più intime e dei dolori più strazianti, fino ad arrivare al suo innato amore per l’America. Collaborò con i più grandi artisti del tempo, tra cui Tom Jobim, Dean Martin, Ella Fitzgerald, Liza Minnelli e molti altri. Ad oggi, il Gatsby del jazz resta il più imitato e ambito tra i personaggi inimitabili, in particolare da Michael Bublé e Tony Bennett. A un secolo dalla nascita la sua unicità resta indiscussa e perciò risulta evidente che resterà per sempre una leggenda vivente.

Valeria Mancini